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Repubblica: “E’ la Serie A ma sembra la B. Posticipo da brividi, colpa dell’Inter…”

Dario Di Noi

Per la rubrica “Tackle”, questa settimana Alessandro Vocalelli, su Repubblica.it, ha voluto concentrare le maggiori attenzioni sul momento – piuttosto deprimente – che continua ad affliggere il campionato di Serie A....

Per la rubrica "Tackle", questa settimana Alessandro Vocalelli, su Repubblica.it, ha voluto concentrare le maggiori attenzioni sul momento - piuttosto deprimente - che continua ad affliggere il campionato di Serie A. L'ultima giornata, evidentemente, ha di nuovo confermato i problemi di noia, di poca competitività e di bassa qualità proposti con costanza dal nostro calcio in questi ultimi anni. In un weekend chiuso da un Inter-Sassuolo definito incontro "da far venire i brividi", non c'è stato un solo incontro degno di uno spettacolo chiamato "calcio". Questo il pensiero del giornalista di Repubblica:

"Ne avevamo già parlato lunedì scorso, ma - nel caso servisse una controprova - questo week end di serie A ci ha dato conferma di quanti e quali problemi abbia il nostro campionato. Di qualità, di competitività. Ne riparliamo perché abbiamo a cuore lo stato di salute del nostro sport più popolare e adeguarci allo stato di cose, accettare che l'Italia scivoli anche nel pallone in un ruolo marginale, finisce per rappresentare una sconfitta. L'augurio è che qualcuno, svegliandosi dal torpore e dalla rassegnazione, si interroghi veramente sul valore del calcio italiano e sul valore del prodotto offerto ai tifosi. I tifosi, già: c'è chi li considera ormai semplicemente clienti. Una definizione orribile, inaccettabile, ma che almeno dovrebbe avere un risvolto diciamo così positivo: chi offrirebbe ai propri clienti un prodotto così? Ne parlino i dirigenti, invece di accapigliarsi esclusivamente su questioni di carattere economico che offrono benefici a breve scadenza. Le aziende, e l'azienda calcio non fa eccezione, si valutano per la capacità di guardare un po' più lontano del proprio naso.

Questo è un calcio che festeggia il gol di Verona come una benedizione, perché così il campionato è salvo. Salvo, già,  alla ventitreesima giornata, perché - malgrado gli sforzi di una bellissima Roma - il "pericolo" era quello di chiudere praticamente i battenti all'inizio del girone d'andata. E, badate bene, la Juve ha perso due punti in casa della quinta in classifica. Una cosa che fino a poche tempo fa sarebbe stata considerata nell'ordine delle cose ed oggi sembra un Evento incredibile. Pensate la differenza di competitività, di interesse, con l'Inghilterra dove il Chelsea ha 56 punti, l'Arsenal 55 e il Manchester City 54.  Senza contare che il Liverpool è lì a 50 punti, ancora in piena corsa. E la Spagna? In Spagna ci sono addirittura tre squadre a pari merito: Barcellona, Atletico Madrid e Real Madrid,  tutte a 57 punti. Uno spettacolo.

Da noi invece si vive alla giornata. E il match clou, tra Lazio e Roma, finisce con uno 0-0 con pochissime emozioni. L'unico brivido, e ne avremmo fatto a meno, nella polemica tra Reja e Garcia. Così come al Milan non si parla più della crisi della squadra, ma sempre e solo dei problemi e delle lacrime di Balotelli. Che, per chi lo avesse dimenticato, è il centravanti della Nazionale italiana. L'uomo su cui - erano in molti a dirlo fino a poco tempo fa - si basavano e si basano tutte le speranze azzurre ai Mondiali. Se questa è stata la giornata, non poteva che finire con un Inter-Sassuolo da far venire i brividi. E non per colpa dei ragazzi di Malesani, che ce l'hanno messa tutta. Ma per una grande, o ex grande, che ha festeggiato il gol vittoria di Samuel come una liberazione. Già, Samuel. Uno del triplete. Tre anni fa. Anche se sembra un secolo.