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Repubblica – E’ Primavera Inter. I nerazzurri ci prendono gusto, festa a Verona…

È la primavera dell’Inter. Sul suo cammino sbocciano fiori, tutto odora di buono e di fresco, c’è un sentore di promesse che verranno mantenute, di scommesse che prima o poi saranno vinte. La vittoria di Verona è la più nitida delle...

Francesco Parrone

È la primavera dell’Inter. Sul suo cammino sbocciano fiori, tutto odora di buono e di fresco, c’è un sentore di promesse che verranno mantenute, di scommesse che prima o poi saranno vinte. La vittoria di Verona è la più nitida delle quattro in questo mese di rinascita, su un campaccio ostile, sotto un pubblico digrignante che nulla vorrebbe concedere agli invasori. Invece trionfa la qualità degli interpreti stavolta di bianco vestiti, l’equilibrio ora visibile e quasi tangibile, la difesa che concede pulviscolo e nessuna occasione se non a giochi chiusi, gli attacchi che fanno male. Sin dal via, e fino alla fine. È un 2-0 da squadra di rango, in totale controllo della situazione e dei propri sentimenti, si direbbe padrona del suo destino.

Parte fiammeggiando, scherza il tentativo di avvio pancia a terra del Verona, che si rivelerà un soufflé. C’è subito la traversa di Icardi di testa su crosso di Guarin (5’), poi ancora Maurito sfiora la porta con una incornata (7’) da invito di Palacio. Tutto si compie sul fianco sinistro del Verona, da subito e per sempre il lato debole dell’incerto schieramento di Mandorlini, anche perché da quel lato spinge colui il quale si rivelerà un po’ a sorpresa il migliore in campo: Jonathan, il brasiliano tascabile rigenerato da Mazzarri, che da qualche tempo, molto timidamente e a bassa voce come è solito fare, ha persino avanzato un’autocandidatura per i Mondiali in maglia azzurra: «A me piacerebbe molto», ha detto, e stavolta gli ha dato un’occhiata anche Prandelli, in tribuna al Bentegodi.

Il ct avrà senz’altro apprezzato la discesa con finta e controfinta che mette a sedere Albertazzi e il cross radente su cui Palacio tocca in rete l’1-0, approfittando anche di un liscio di Maietta. Per non parlare dell’attenzione difensiva su Iturbe, delle innumerevoli discese palla al piede e del gol con cui Jonathan chiude la gara al 18’ st: triangolo chiuso con Hernanes, primo tiro in porta respinto debolmente da Rafael, incertezza ancora di Maietta e palla in rete sulla seconda conclusione. Mica male, questo Jonathan. E per niente male il solito Cambiasso, metronomo e anima, il Guarin del primo tempo e l’Hernanes del secondo, il trio di difensori che concede quasi nulla alle scalmane di Toni e alle incursioni larghe, troppo larghe per far male, di Iturbe, o agli spunti di Romulo, che viene tamponato da D’Ambrosio, in campo in extremis al posto di Nagatomo eppure nitido anche lui, come gli altri.

L’Inter soffre solo nella seconda metà del primo tempo, quando Sala ispira e anche Donati esce dal guscio, è un Verona tutto ardore che però difetta nella tecnica di base, nell’ultimo passaggio, nell’incapacità di innescare Toni a dovere: sempre palloni ingovernabili, mai addosso al corpo come vorrebbe lui, che alla fine prova a guadagnarsi un rigore cercando il contatto con Ranocchia ma Banti vede bene e lascia correre (28’). Nella ripresa riecco l’Inter, autorevole e padrona, con Hernanes che scintilla: sinistro su punizione e traversa (10’), poi apre il campo da maestro per l’incursione vincente di Jonathan. Per l’Inter fanno 14 punti nelle ultime sei partite e il quarto posto è lì, in attesa della Fiorentina. Il Verona invece non vince in casa da tre mesi e Mandorlini rimedia la quarta sconfitta in quattro incroci con l’amata Inter: la sensazione è che la salvezza ormai raggiunta abbia spento i fuochi.