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E' un'Inter sempre più vintage, e va a Verona in posticipo per riprendersi il maltolto, cioè il secondo posto che il sabato e la domenica le hanno sottratto, forse per poche ore. Secondo la Repubblicaè quasi un pezzo di modernariato la squadra di Spalletti: ha un pubblico che va allo stadio per davvero, come usava una volta, finora alla media di 58.361 spettatori a San Siro, e pure stasera al Bentegodi, persino di lunedì, saranno almeno tremila; ha una rosa ristretta, appena 14 titolari impiegati finora e 19 elementi in totale, al punto che contro l’Hellas Spalletti dovrebbe schierare per la quarta volta consecutiva la stessa formazione (la stessa di Roma-Inter alla seconda giornata, quindi sarebbero 5 formazioni identiche in 11 gare), evento ormai raro, e finirà che la si reciterà come una giaculatoria, tipo Sarti-Burgnich-Facchetti o Zoff-Gentile-Cabrini; sta ottenendo risultati simili a vent’anni fa, stagione 1997-1998, quando come adesso iniziò con otto vittorie e due pareggi. Il sorprendente avvio ha ringalluzzito l’intero ambiente, Spalletti in testa, quindi il tecnico non ha neppure più voglia di nascondersi troppo, ci sta prendendo un gran gusto anche lui, vede crescergli intorno cose e personalità che prima erano rimaste celate, insomma ormai è ora di dire che l’Inter è lassù e vuole restarci: «Non farò turnover, cerchiamo stabilità e visto le risposte che ho ricevuto non vedo perché cambiare. Bisogna vincerle tutte per rimanere al passo delle altre. È come giocare ai quattro cantoni, si deve occupare in fretta il posto rimasto libero. Il difficile viene ora. Dobbiamo rimanere nel gruppo di testa e ogni singolo gesto o scelta ha un peso elevato, anche sul mercato».
A gennaio non dovrebbero esserci grandi investimenti, perché il gruppo Suning, oltre ad aver
prestato al club 298 milioni al tasso del 7% (come faceva il buon Thohir) e aver rialzato i ricavi con un paio di scaltre autosponsorizzazioni per altro approvate dall’Uefa, deve rimanere
nei paletti del Ffp e non può spendere troppo, quindi oltre l’arrivo di Ramires dallo Jiangsu non si dovrebbe andare, ma quando gli parlano del brasiliano, Spalletti si chiude a riccio e
torna al vernacolo: «Non mi fa comodo parlare di queste cose, non fa comodo a nessuno di noi. Mi piacciono i giocatori che ho e sono più che altro preoccupato di quelli in uscita, più che di quelli in entrata. Quindi sui giornali scrivete i’cché volete». L’Hellas di Pecchia è messa male, forse è ancora viva o forse no, lo scopriremo stasera. Ma è certo che in 103 anni di confronti, l’Inter ha perso con i veronesi solo sei volte e 4 nei campionato a girone unico, l’ultima nel 1992, 1-0, gol di Ezio Rossi, eravamo ancora nell’era vintage della Serie A.
(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 30/10/17)
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