Dall'alto del suo metro e novantatré, spingendo lo sguardo verso le grandi braccia che a volte sembrano proprio pale di mulino, alle gambe che ancora lo proiettano da un palo all’altro,
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Repubblica – Handanovic blinda l’Inter, con la Samp grande occasione per il primato
Lo sloveno insegue la Champions: non l’ha mai giocata. Spalletti: “Noi da scudetto? A Napoli e Juve non lo chiedete”
ai riflessi che sono quelli di sempre e alla carta d’identità che annota come sia entrato ormai nel 34° anno di età, Samir Handanovic sa che di tempo per inseguire quel suo sogno non ne è rimasto più molto, ma intanto il fisico risponde ancora bene anzi benissimo, quindi c’è speranza. Secondo la Repubblica è anche grazie a lui che l’ Inter si presenta stasera all’anticipo contro la Sampdoria da seconda in classifica, e una vittoria, l’ottava in dieci partite, potrebbe spingerla al primo posto, almeno per una notte, anche solo per mettere un po’ di pressione a Napoli e Juventus e vedere l’effetto che fa. Il San Paolo sabato scorso ha confermato ciò che si sapeva di Handanovic da agosto in qua: tre interventi salvavita, due su Mertens e uno su Callejon, hanno portato all’83,3% la sua percentuale di parate in questo campionato, secondo solo ad Alisson della Roma che vanta l’84,8% di interventi positivi, mentre entrambi hanno incassato appena 5 gol.
Praticamente una porta blindata, di cui anche Maurizio Sarri ha dovuto dolersi, indicando nel portiere sloveno il motivo, anzi la causa, dello 0-0 di Napoli. E dire che in queste nove partite Handanovic non ha neppure dovuto esibirsi nella specialità della casa, ossia la parata su calcio di rigore: ne ha neutralizzati 23 in carriera, uno in meno dei 24 che costituiscono il record di Gianluca Pagliuca, ma per ora l’ Inter non ne ha avuti a sfavore. Il sogno di Handanovic in fondo è molto semplice, è lo stesso di tutti i calciatori professionisti: giocare in Champions League, almeno una volta. Era venuto all’ Inter proprio per quello, nel 2012, ma ancora non gli è riuscito di avere soddisfazione, perché ha incrociato la strada del club proprio negli anni più difficili, quelli del riflusso, del dopo Moratti e pure del dopo Thohir, e anche lui nelle scorse stagioni ha avuto un rendimento piuttosto altalenante, mentre ora con Suninge con Spalletti, suo allenatore già ai tempi dell’ Udinese 13 anni fa, qualche speranziella in più c’è, e nel frattempo anche le prestazioni sono salite di livello, niente distrazioni né papere colossali, come gli è capitato non di rado in questi anni difficili. Non a caso il club sta per rinnovargli il contratto fino al 2021. Ha fame, Handanovic, ha fame di Championse anche di qualche vittoria di squadra, altro suo tallone d’Achille: il suo palmarès, dopo 487 partite e 15 anni da professionista, è ancora vuoto, e non è una bella cosa in effetti.
L’altro suo tallone d’Achille riguarda la nazionale slovena, da cui è uscito nel 2015 dopo 80 presenze e un Mondialein Sudafrica, anche perché incalzava Oblak, in effetti ormai uno dei migliori portieri al mondo per distacco e per acclamazione, ma è meglio non parlarne a Handanovic, pare sia un argomento che lo trascina all’istante in un malumore senza via d’uscita. I risultati dell’Inter in questo avvio e i complimenti che gli piovono addosso lo rendono invece persino sorridente, il che non accade spesso. Ma sono passate solo nove partite, il più è da fare. Stasera Inter-Samp con i soliti 50mila a San Siro e il sogno interista che continua, anche se Spalletti si diverte a ciurlare nel manico, da incantatore quale si sta dimostrando: «Se ci chiedete se siamo da scudetto, vuol dire che non lo siamo. A Juve e Napoli non lo chiedete mai».
(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 24/10/17)
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