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Di Mauro Icardi si sanno più che altro due cose, parlandone da centravanti. Che segna un sacco di gol, e che lavora poco o pochissimo per la squadra. A Marassi, nel recinto che fu la sua culla e quindi come una madeleine gli evoca sensazioni ancestrali, Maurito ha aggiornato i suoi record, ma uno in particolarerimarrà forse unico: ha segnato 4 gol nel 5-0 dell’ Inter sulla Samp, e d’accordo, ma toccando in tutto 14 palloni in 68 minuti. Una dozzina su azione manovrata: 6 tiri verso la porta, 5 passaggi e un pallone recuperato; gli altri due tocchi, a palla ferma, sono stati il destro su rigore per il 2-0 e il pallone messo in gioco per il calcio d’inizio della ripresa.
L’essenzialità fatta centravanti, dopo 10 settimane di digiuno (ultimo gol a Firenze, 5 gennaio): chissà che l’avvicinarsi del Mondiale, e l’essere uscito nel frattempo dalle convocazioni di Sampaoli, non abbiano motivato il risveglio. Che strano attaccante, che sconcertante giocatore, che curioso uomo è Maurito. Così alto e in certe movenze persino sgraziato, eppure a suo agio solo dentro l’area, dove segna gol spesso meravigliosi per tecnica e controllo del corpo: ieri ha aggiunto alla collana una perlina semi-maradoniana di tacco per il 3-0, e nessuno s’offenda, mentre un altro, oltre al rigore del 2-0 e a una ribattuta per il 4-0, è stato un destro volante incrociato che ha premiato il coraggio perché poi, colpito sporco, è rotolato verso il secondo palo per un felice rimbalzo a scavalcare. Secondo la Repubblica Icardi in area è una sentenza, a patto che gli arrivi il pallone. Quello invece accade statisticamente poche volte, soprattutto fuori area. I dati di ieri non sono esattamente un’inversione di tendenza, magari sono accentuati dalla stranezza della partita, che un’ Inter di nuovo in salute (innervata da Cancelo e Rafinha, oltre che dal redivivo Perisic) ha giocato quasi senza avversario, vista la sconcertante impalpabilità della Sampdoria, al suo minimo stagionale, fuori di testa e senza gambe.
Per svariati motivi, spesso imputabili a Maurito, il gioco lo sfiora o lo coinvolge molto meno di quanto accada ai suoi pariruolo, il che lo penalizza nelle scelte della nazionale, ma danneggia anche l’Inter: quando Icardi non segna è di fatto inutile, e la cosa si verifica in molte partite all’anno. Comunque a quei seccatori dei criticoni può esibire le supercifre aggiornate ieri: superati i 100 gol in A (ora 103, il più giovane a farcela dopo Meazza, Piola, Borel, Boniperti e Altafini) e toccati i 100 coppe comprese con l’ Inter, in 172 presenze. Forse le ha borbottate pure a Spalletti dopo la sostituzione, un “cinque” poi lo mano davanti alla bocca per dirgli qualcosa, Luciano non raccoglie o ridacchia tra sé, in fondo la sua frustata è servita: «Ci ha provocato un po’ dicendoci che non avevamo qualità, oggi un po’ s’è vista», ammette Maurito in un giorno finalmente sereno, in un teatro che per lui è unico: qui il suo primo gol in A, qui segnò già una volta quattro gol in un Samp-Pescara, qui nel 2014 divenne uomo quando alla prima volta da ex segnò due gol con tutto lo stadio contro (come ieri), qui si è ripreso l’ Inter, dopo tre mesi di letargo. Da un 5-0 (al Chievo, 3 dicembre) all’altro è stato un inverno spaventoso, ma forse stanno tornando. Anzi Spalletti ne è sicuro.
(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 19/3/18)
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