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Repubblica – In Italia calcio di copioni. Conte vince e i colleghi lo imitano…

Francesco Parrone

Il nuovo calcio all’italiana è sostanzialmente un calcio di copioni, una continua rincorsa a imitare le mosse del vicino. Siccome Conte ci ha vinto due campionati, adesso la maggior parte delle squadre di serie A dispone la...

Il nuovo calcio all’italiana è sostanzialmente un calcio di copioni, una continua rincorsa a imitare le mosse del vicino. Siccome Conte ci ha vinto due campionati, adesso la maggior parte delle squadre di serie A dispone la formazionenella stessa maniera della Juventus. Che poi tra la Juventus e le altre in qualche caso rischia di esserci un abisso, ma insomma il cosiddetto «calcio a specchio» ha fatto sì che poi tutti si riflettano nella forma della Juventus. E cioè tredifensori, cinque centrocampisti e due attaccanti. Che nel caso della Juventus significa Buffon - Barzagli, Bonucci,Chiellini - Lichsteiner, VidalPirlo, Marchisio, AsamoahTevez, Vucinic.

E nel caso dell’Inter Handanovic - CampagnaroRanocchia, Juan JesusJonathan, Guarin, Cambiasso,Alvarez, Nagatomo - PalacioIcardi. E così via, alla stessa maniera la Fiorentina di Montella, l’Udinese di Guidolin, il Parma di Donadoni, la Samp di Rossi. E a turno molti altri ancora. Il sistema di gioco della maggior parte delle squadre di serie A è stato bollato un po’ ovunque ma immeritatamente come «italianista» e «catenacciaro». E questo perché oltre ai tre difensori centrali si uniscono due «esterni» che, quasi mai, sono ali o attaccanti di fascia, ma terzini. E dunque i difensori diventano, rispetto alle altre squadre, addirittura cinque.

E poi perché il sistema di gioco ha precedenti illustri in passato, tra cui anche l’Italia di Bearzot. A rispolverare negli anni recenti il metodo fu Zaccheroni con l’Udinese, poi col Milan di Berlusconi, passato l’entusiasmo dello scudetto, andò come andò. Ma è stato il Napoli di Walter Mazzarri ad aver innescato di nuovo il sistema che piace tanto in Italia e di cui all’estero praticamente non si conosce traccia. Quando De Laurentiis ingaggiò Mazzarri lo fece proprio in quantoesperto di quel modulo di gioco. Mazzarri non lo chiama volentieri 3-5-2 quanto piuttosto 3-4-3, e non ha tutti i tortiquando si arrabbia per le critiche perché il marchio di catenacciaro non gli appartiene.

E del resto con Hamsik, Lavezzi e Cavani era un bell’andare in attacco. Ebbe anche a polemizzare con Arrigo Sacchi, santone del l’ortodossia del 4-4-2, e a dargli velatamente dell’antiquato nel non riconoscerei pregi del nuovo calcio. Non tanto contropiede, quanto «ripartenze» continue, gran gioco sulle fasce laterali e nel casodella Juve di oggi attacco di gran movimento. Con tanti giocatori che vanno in porta, non solo attaccanti. Il Napolicon Benitez è tornato a un calcio più internazionale, in compenso Mazzarri ha portato il verbo del 3-5-2 all’Inter chepure con Stramaccioni lo fece sporadicamente.

In Premier League, nella Bundesliga, o nella Liga spagnola questa maniera di disporsi in campo quasi non esiste. Anche se il Barcellona in più di una occasione lo ha fatto, ma semplicemente perché un terzino come Dani Alves viene spesso utilizzato e classificato come la quarta punta. Conte è arrivato al 3-5-2 più o meno a metà della sua prima stagione bianconera e ha già detto che non intende affatto derogare a un sistema di gioco con cui ha firmato due scudetti.

Che poi all’estero storcano il naso ben poco gli interessa. Napoli, Juventus, Udinese finora non sono riuscite a dareun’affermazione europea al nuovo calcio all’italiana. La differenza del resto la fanno prima di tutto i campioni, l’artedi arrangiarsi all’italiana si spera faccia il resto.