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Perché secondo la Repubblica l' Inter non molla mai: 9 gol su 17 nell’ultimo quarto d’ora sono un dato sensibilissimo, che racconta cose. Perché hanno la miglior difesa con Napoli e Roma, e Handanovic che para come non mai e nemmeno si distrae più. Perché hanno fortuna, anche se quasi nessuno la chiama così, dato che gli avversari hanno colpito 7 volte il palo contro l’Inter, record per la A, e dato che le partite girano sempre a loro favore. Perché Maurito Icardi. Perché la moria delle vacche, le sette piaghe d’Egitto, l’allineamento dei pianeti… Luciano Spalletti era ancora in campo, ad abbracciare e baciare uno per uno i vincitori del derby in una notte di indimenticabile interismo (con «ascolti televisivi da Champions» in Cina, nonostante fosse notte fonda), e già si scatenavano i dibattiti, tra analisi oggettive e qualche digrignar di denti: come è accaduto che l’Inter sia la sorpresa della serie A e sabato andrà a Napoli da seconda, persino meditando altri scherzi? Quanto durerà l’incantesimo? Perché pochissimi credono che questa Inter possa arrampicarsi fin lassù, non fino alla fine almeno, quindi ci si predispone all’attesa, prima placida e ora un filino più angosciosa, della caduta che confermi l’idea iniziale.
Il fatto è che proprio certi pronostici sono serviti a Spalletti per caricare i giocatori, plasmandoli, per arrivare a un dato che ruba l’occhio: l’Inter ha 11 punti più di un anno fa, è la squadra più migliorata del torneo. Il lavoro del tecnico è andato in due direzioni complementari: quella tattica, per offrire una solidità difensiva un tempo sconosciuta; e quella psicologica, ancora più importante. A me gli occhi, ha detto lo sciamano, voi siete molto più bravi di quello che dicono in giro, non è vero che ci siamo rafforzati poco sul mercato, voi siete i migliori, vedrete. E quelli sono ancora lì, ipnotizzati, e in campo vanno sereni, leggermente trasognati, riescono a piegare gli eventi in loro favore, anche se proprio in ogni partita hanno avuto difficoltà, a volte enormi, ma le hanno superate in un modo o nell’altro.
Anche con la fortuna, che c’è stata spesso, sì, ammesso che sia lecito parlare di fortuna e basta per 9 gare di fila (c’è anche chi pensa che fortuna e sfortuna siano le spiegazioni dei perdenti, ed è una teoria interessante). Li lavora ai fianchi, Luciano, anche ricorrendo a vecchi trucchi come quello di far leggere ai giocatori giudizi e valutazioni poco simpatici nei confronti della squadra, trafiletti e titoli di giornale compresi: «Vedete cosa pensano di noi? Li dobbiamo smentire». Così l’Inter ha vinto 8 gare su 9, è seconda in classifica, prima per gol subiti, prima per corner calciati, quarta per gol segnati e per tiri in porta. Non ruba l’occhio ma è sempre dentro la gara, se scivola e cade si rialza, non ha i migliori centrocampisti del torneo e neppure i migliori difensori, anche se Skriniar cresce parecchio, ma è una squadra, diamine, che tramuta i difetti in pregi. È un incantesimo di gruppo, e finché dura perché svegliarsi? Con quell’Icardi, poi. Ormai ha spazzato via anche il tabù del derby, una tripletta decisiva come Milito nel 2012, al quale lo paragonano. Milito approva, Icardi anche, ma anche se il Principe fu l’uomo del Triplete, Maurito l’ha già superato in maglia interista: 87 gol in 154 gare, Milito arrivò a 75 in 171.
(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 17/10/17)
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