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Repubblica – Inter col capocannoniere ma senza EL. Handanovic, uscita assurda

Le gradinate in festa, i giocatori in campo coi bambini per mano, Gasperini lanciato in aria dai suoi ragazzi, il tripudio di uno stadio intero che salta e balla, e alla fine parte You’ll never walk alone. Il fuoco, la passione, i brividi,...

Francesco Parrone

Le gradinate in festa, i giocatori in campo coi bambini per mano, Gasperini lanciato in aria dai suoi ragazzi, il tripudio di uno stadio intero che salta e balla, e alla fine parte You’ll never walk alone. Il fuoco, la passione, i brividi, l’emozione. Il calcio è ancora e sempre un fatto di cuore, soprattutto a Marassi, soprattutto se gioca il Genoa. Anzi, il magnifico Genoa di quest’anno, che per una notte guarda la classifica e si ritrova quinto, a 90 minuti dalla fine di una stagione quasi perfetta, se non ci fosse quella storia della licenza Uefa che non vuole arrivare, e forse non arriverà. L’ultima a cadere in quest’annata di grazia sotto i colpi del Genoa è l’Inter della stagione di disgrazia 2014-2015: la capocciata in mischia di Kucka all’89’, che sale altissimo sul grappolo umano a centro area e schiaccia nell’angolo opposto, decreta l’undicesima sconfitta interista, e di fatto l’addio a ogni speranza di Europa.

Se oggi la Samp vincesse a Empoli, l’addio dell’Inter sarebbe ufficiale. E anche meritato, per quello che si è visto finora e contro il Genoa. Troppo fuoco mette in campo il Grifone, troppa velocità, troppo ardore in quelle combinazioni palla a terra, per rischiare di non vincere la partita. Poi ci mette anche alcune micidiali sbavature difensive che complicano il cammino, e tengono in partita gli ospiti sempre vacillanti e incerti, con orribili disattenzioni del pacchetto centrale, Handanovic compreso, insostenibilmente lenti a metà campo nonostante la buona vena dei tre attaccanti. Che in effetti confezionano i due gol del primo tempo con cui l’Inter risponde, cinica, ai forsennati attacchi genoani: al 19’ Icardi apre il tabellino dopo controllo su cross di Hernanes e tocco leggero sull’uscita a farfalle di Perin; al 30’ Palacio perfezione la fulminea verticalizzazione Kovacic-Icardi e tocca sul palo lontano sull’uscita di Perin.

È il 2-1, perché nel frattempo, al 24’, Pavoletti aveva girato di destro in rete un assist di Bertolacci, approfittando della dormita di Ranocchia. Che si appisola anche al 41’, dopo un’uscita assurda di Handanovic su un innocuo pallone filtrante di Kucka: dalla carambola Handa-Ranocchia esce palla al piede Lestienne e deposita in rete il 2-2, al termine di un primo tempo con una quindicina di occasioni da rete e curiosità sparse, tra cui due gol annullati in 30” a Icardi al 38’ e una traversa di Pavoletti (che sembra Ibrahimovic), in una gara talmente rapida e ricca di episodi che Tagliavento fatica a decifrarla, infatti commetterà un sacco di errori. 

La ripresa è più ragionata nella prima parte, poi si decide tutto nel finale quando l’Inter prova (tardi) a cambiare passo e raccoglie un palo e una traversa nella stessa azione con Hernanes e Brozovic (fanno 20 legni in stagione), Perin salva su Hernanes (36’) e Icardi fallisce un colpo di testa da pochi passi (38’), poi arriva il testone di Kucka che affonda l’Inter, anche se al 95’ c’è un probabile rigore di Burdisso su Icardi che Tagliavento nemmeno vede, e sbaglia di grosso. Il Genoa ha vinto 5 delle ultime 6, con 12 gol nelle ultime 3, e non andrà in Europa. L’Inter ha Icardi capocannoniere con 20 gol (25 totali, più 5 assist) e non andrà in Europa neppure lei. Molte cose non tornano, ma anche questo è il calcio italiano.