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Repubblica – Quinta vittoria Inter in fotocopia, il mercato non ha ridotto il gap. E Inzaghi…

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"La quinta vittoria interista in fotocopia, ma ancora più a colori delle altre volte, ha anche cause tattiche", commenta Repubblica
Matteo Pifferi Redattore 

"Il quinto derby su cinque vinto dall’Inter nel 2023, firmato soprattutto dal neoacquisto Thuram e dal magnifico stilista Mkhitaryan, è il più doloroso per il Milan: per il primato in classifica lasciato agli implacabili cugini, per il sorpasso da parte della Juventus e per l’effetto psicologico del 5-1 finale, celebrato dai vincitori con la scena di Simone Inzaghi portato in trionfo negli spogliatoi". Apre così l'analisi di Repubblica sulla vittoria dell'Inter nel derby contro il Milan.

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"La constatazione asettica è che il calciomercato, malgrado le sensazioni delle prime tre giornate, non abbia in realtà colmato il divario tecnico. La campagna acquisti davvero faraonica del Milan americano ieri è impallidita rispetto a quella, con budget ridottissimo, praticata dall’Inter cinese. Dopo avere sorpreso gli avversari nelle sue prime tre esibizioni, il non molto economico trio Pulisic-Reijnders-Loftus Cheek si è inceppato, mentre il figlio d’arte Thuram, arrivato a parametro zero, ha scavallato inafferrabile dentro una difesa indebolita dalla squalifica di Tomori, dall’infortunio del suo primo sostituto Kalulu e dalla mollezza di Thiaw e Kjaer, poco protetti da un assetto assai sbilanciato", aggiunge poi Repubblica.


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"La quinta vittoria interista in fotocopia, ma ancora più a colori delle altre volte, ha anche cause tattiche. Il gioco delle rotazioni vorticose a centrocampo, marchio di Pioli da inizio stagione, è stato disinnescato da Inzaghi con le consuete marcature pressanti — a uomo nella zona, avrebbe detto l’antenato Bagnoli — che hanno tolto spazio alle conversioni di Pulisic, alle galoppate di Loftus-Cheek e all’intuito di Reijnders per i corridoi. Il senso dell’anticipo del rientrante Acerbi e di Bastoni, i raddoppi di Barella tra fascia e trequarti e le discese di Dimarco hanno chiuso nell’imbuto sia Giroud sia Leao e confuso Calabria interno aggiunto, spegnendo le digressioni longitudinali di Hernandez. A centrocampo Krunic regista senza bacchetta è stato sovrastato dalla precisione di Çalhanoglu e dalle invenzioni di Mkhitaryan: connubio turco-armeno perfetto. Lautaro, stavolta, ha fatto l’impeccabile direttore d’orchestra di un attacco musicale", prosegue poi l'analisi di Repubblica.

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