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"La quinta vittoria interista in fotocopia, ma ancora più a colori delle altre volte, ha anche cause tattiche. Il gioco delle rotazioni vorticose a centrocampo, marchio di Pioli da inizio stagione, è stato disinnescato da Inzaghi con le consuete marcature pressanti — a uomo nella zona, avrebbe detto l’antenato Bagnoli — che hanno tolto spazio alle conversioni di Pulisic, alle galoppate di Loftus-Cheek e all’intuito di Reijnders per i corridoi. Il senso dell’anticipo del rientrante Acerbi e di Bastoni, i raddoppi di Barella tra fascia e trequarti e le discese di Dimarco hanno chiuso nell’imbuto sia Giroud sia Leao e confuso Calabria interno aggiunto, spegnendo le digressioni longitudinali di Hernandez. A centrocampo Krunic regista senza bacchetta è stato sovrastato dalla precisione di Çalhanoglu e dalle invenzioni di Mkhitaryan: connubio turco-armeno perfetto. Lautaro, stavolta, ha fatto l’impeccabile direttore d’orchestra di un attacco musicale", prosegue poi l'analisi di Repubblica.
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