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Repubblica – Inter, è arrivato il giorno delle locuste. Un mistero l’assenza di Joao Mario

Andrea Della Sala

L'Inter perde 4-1 con l'Atalanta dopo 7 vittorie consecutive

Dopo 7 vittorie consecutive, l'Inter si ferma nel peggiore dei modi. Una sconfitta pesante in casa dell'Atalanta, un 4-1 che lascia poco spazio ad alibi e scuse. Secondo l'analisi di Repubblica, il tracollo dell'Inter era atteso, un po' come successo negli ultimi anni;

"Atteso come un bebè da tanta brutta gente che c’è in giro, secondo l’amara lettura spallettiana a tracollo compiuto («Quando vinci poi escono invidie e cattiverie, siamo così in Italia » ), ma neppure troppo segretamente presagito da chi conosce la circolarità delle cose interiste, è arrivato puntuale il giorno delle locuste, che strappano via quel bel raccolto e lasciano macerie a sfumacchiare, chissà quanto alte. In altri tempi si faceva attendere fino ai primi inverni, la partita in cui alla tosta Inter vista fin lì venivano d’improvviso le gambe di burro e sbracava con un botto, sotto un’orda piombata a cielo azzurro: è accaduto un anno fa con Spalletti e tre anni fa con Mancini, entrambi primi in classifica e disarcionati in un amen, ed è capitato a tutti gli altri allenatori del post Triplete di essere risucchiati in un gorgo, mentre le vedette annunciavano solo mare piatto".

Diversamente dallo scorso anno, il k.o. arriva con l'Inter arriva con i nerazzurri non al primo posto, ma al secondo, contro un'Atalanta che sembra un rullo compressore.

"Avevamo lasciato l’Inter zompettante sul Genoa intorno a Joao Mario, e la ritroviamo otto giorni dopo, in mezzo le faticacce col Barcellona, senza il portoghese e in assoluto con le gambe in croce, azzerate le capacità di reazione alle difficoltà che fin qui erano state la chiave, la personalità di nuovo involuta, da adolescenti problematici e con una brutta acne. È il giorno in cui la celebrata " fisicità" cede di schianto a muscoli e letture più esuberanti, come appare chiaro dai duelli stravinti sulle fasce, ma anche, come col Barça, alla tecnica altrui che è superiore in mezzo, e qui l’idea di schierare un centrocampo con Vecino e Gagliardini ai fianchi di Brozovic non è apparsa felice, e misterioso il mancato ricorso a Joao Mario, che era il più fresco e col Genoa aveva danzato", commenta Repubblica.