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Repubblica – Inter è finito il tempo dei sorrisi. Thohir pronto ai tagli, sul mercato…

I nodi erano lì da tempo, prima o poi il pettine li avrebbe raggiunti. Eccoci, dunque. L’Inter non può più mentire a se stessa, deve fare i conti con i propri guai e affrontarli come si deve. Ci sono problemi di natura economica che...

Francesco Parrone

I nodi erano lì da tempo, prima o poi il pettine li avrebbe raggiunti. Eccoci, dunque. L’Inter non può più mentire a se stessa, deve fare i conti con i propri guai e affrontarli come si deve. Ci sono problemi di natura economica che peseranno dannatamente sui progetti sportivi, si sa. Erick Thohir farà il lavoro sporco: è lui, dopo i grandi sorrisi e l’entusiasmo mediatico per il suo insediamento, che incarnerà il nuovo corso, lui che metterà la faccia su tagli e sforbiciate varie, a cominciare dal mercato e arrivando ai settori amministrativi, passando per certi contratti d’oro di giocatori, dirigenti e consulenti a vario titolo. Inevitabile destino, per un club di cui molti fingono di dimenticare gli ultimi passivi di bilancio, quelli post-Triplete: -86 milioni nel 2011, -77 nel 2012, -80 nel 2013, con una previsione di circa -50 per il 2014, insomma un dissesto che non ha eguali nel calcio europeo. 

Prima ancora del rilancio dell’immagine e del marketing bisogna ridurre drasticamente i costi, altrimenti si affonda. Thohir è qui per questo, accollandosi anche i rischi di impopolarità che la questione porterà con sé, ma è solo lui che può incaricarsene: altri compratori non c’erano e Moratti, dopo oltre 18 anni in sella, non sarebbe riuscito a risalire, perché avrebbe dovuto tagliare troppi pezzi del suo cuore per risanare i conti. Tralasciando i tagli che i consulenti di Thohir stanno studiando nei settori non direttamente legati alla squadra, è il calciomercato che ovviamente appassiona i più. Ebbene, per gennaio l’indicazione di Thohir è stata chiara: non si può chiudere in passivo la prossima sessione, quindi se non si vende non si può comprare.

Dalle riunioni operative è emerso che i due giocatori meglio cedibili, per gli introiti che garantirebbero e per la loro non indispensabilità nei piani di Mazzarri, sono Guarin e Ranocchia. Branca e Ausilio hanno iniziato col Chelsea il loro giro per capire se ci sono compratori, ma cercheranno ancora. Se il gruzzoletto si formasse, l’intenzione è di arrivare a Lavezzi, sempre che il Psg lo voglia mollare in prestito. Poi il mercato è lungo e se ne valuteranno le occasioni eventuali, ma l’obiettivo per ora è di muoversi in modo chirurgico, trovando giocatori di sicuro rendimento e non quelle soluzioni-tampone che di solito arricchiscono il circo dei procuratori e dei mediatori ma non il tasso tecnico.

Un po’ come è accaduto nel 2013: è fin troppo evidente che gli undici acquisti complessivi (Schelotto, Kuzmanovic, Kovacic, Carrizo, Campagnaro, Andreolli, Rolando, Wallace, Icardi, Belfodil e Taider) non abbiano migliorato la qualità media, anzi. Per giugno, Thohir ha dato un’altra indicazione che ha messo i brividi ad alcuni dirigenti: devono rientrare tutti i ragazzi che il club ha prestato tra A e B, perché nella sua logica sportiva i giovani sono un patrimonio e si devono testare in prima squadra, prima di darli per persi. E’ chiaro che in una simile situazione la posizione di Mazzarri sia scomoda: lui ha ambizioni elevate, considerava l’Inter come l’approdo di prestigio della carriera e ora si ritrova in un club che verrà rifondato. Per giunta quando ha firmato con Moratti, lo scorso maggio, mica gli avevano detto la piega che stavano prendendo gli eventi. Brutto affare: ora anche Walterone è sulla graticola, è perplesso, aspetta di capire cosa accadrà.

Infine, nel piano di tagli entreranno gli otto contratti in scadenza a giugno, che gravano sui bilanci per una quarantina di milioni all’anno. Si tratta di Zanetti, MilitoCambiasso, Samuel, Chivu, Castellazzi, Mariga e Mudingayi. A parte Cambiasso e forse Milito (ma dipenderà dalle condizioni in cui rientrerà: ha 34 anni ed è reduce da gravi infortuni), nessuno è titolare, anzi sono quasi tutti panchinari illustri e irrimediabili. La scure calerà su molti di loro. Si salvi chi può, ecco. E’ uno sporco lavoro, ma qualcuno doveva pur farlo: forse per questo sono andati a pescarlo così lontano.