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Repubblica – Inter e Roma, la prima sfida del nuovo calcio…

Inter e Roma sono già nel futuro, anche se non sembrano affatto menarne vanto e anzi preferirebbero il caro vecchio e rassicurante passato. Ma è un fatto che domani a San Siro si sfidino i due club di serie A che hanno cambiato volto accogliendo...

Francesco Parrone

Inter e Roma sono già nel futuro, anche se non sembrano affatto menarne vanto e anzi preferirebbero il caro vecchio e rassicurante passato. Ma è un fatto che domani a San Siro si sfidino i due club di serie A che hanno cambiato volto accogliendo - obtorto collo - capitali stranieri o addirittura esotici, come accade nel resto del calcio europeo: è conInter e Roma che la parabola del mecenatismo familistico, tipico del calcio italiano, ha iniziato a declinare, scontrandosi con una realtà economica troppo difficile da decifrare. Perché ora i club, per sopravvivere nella giungla, devono essere macchine per produrre ricavi, non semplici squadre di calcio. Così prima la famiglia Sensi, poi i Moratti, hanno dovuto accettare con dolore il fatto che un’epoca fosse al crepuscolo, che ci fosse un limite alle spese per i loro costosissimi giocattoli, che quel limite era stato superato e che altri, dotati di mentalità più manageriale, dovessero porre riparo.

Con quali risultati, però, non è ancora chiaro. Comunque intanto il cordone ombelicale è stato reciso. La Roma è diproprietà da due anni di un gruppo americano che fa capo al bostoniano James Pallotta e che detiene il 69% delle azioni(il restante 31% è di Unicredit). Tra poco invece, pare entro fine mese dopo una trattativa che ormai ha piegato leginocchia ai più resistenti (va avanti da aprile, si discute ancora sulla governance futura), il 70% delle quote dell’Inter passerà sotto il controllo di una holding indonesiana, con a capo Erick Thohir e con al fianco i soci Roeslani e Soetedejo mentre a Massimo Moratti resterà il 30% e, almeno all’inizio un ruolo di primo piano nelle questioni tecniche, perché gli indonesiani com’è noto non è che siano ferratissimi in materiaNon lo sono neppure gli americani, a dire il vero: da qui le feroci ironie che hanno accompagnato fin qui l’avventura di Pallotta e dei suoi, appena attenuate dalla partenza perfetta della Roma in questo campionato.

Perché il futuro sarà anche affascinante ma ha le sue incognite, e un suo caro prezzo. Sul piano economico, ad esempio,finora la Roma non si è certo rilanciata: gli ultimi due bilanci si sono chiusi con passivi intorno ai 50 milioni e solo nel prossimo si comincerà a erodere un po’ (previsione tra i -20 e i -30). Al punto che l’indiscrezione trapelata di recente ha un suo senso: pare che lo scorso luglio l’ex ad giallorosso, Mark Pannes, abbia proposto proprio all’entourage di Thohir un ingresso nella Roma prospettando le meraviglie derivanti dalla realizzazione di un nuovo stadio. Thohir ha declinato e infatti ora è vicino alla conclusione con Moratti, ma per ora non si parla di nuovo stadio a Milano, anzi di un accordo col Milan per rinnovare San Siro e i suoi dintorni rendendolo uno spazio multisportivo, come il Fenway Park di Boston. Lo stesso Thohir non ha affatto il profilo dello sceicco: promette radicali tagli dei costi e l’arrivo in cordata con due soci fa capire che non si tratta esattamente di un Abramovich, ecco.

La sua holding poi non rovescerà fiumi di denaro sull’Inter: Thohir rileverà l’esposizione con le banche di Moratti (circa 200 milioni) poi effettuerà un aumento di capitale dopo la prossima assemblea dei soci (29 ottobre) e infine coprirà il passivo al 30 giugno 2014 (previsione di circa 50 milioni), per il resto ridurrà i costi in attesa del rilancio tecnico che verrà (non è chiaro quando). Insomma, dalla cessione dell’InterMoratti non intascherà un euro. Clamoroso, certo, ma è anche il segnale che i problemi di gestione erano diventati irrisolvibili con le proprie forze.