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Repubblica – Inter fuori controllo, cresce il nervosismo interno. Qualche osservatore…

Francesco Parrone

Il momento di casa Inter è analizzato dal quotidiano la Repubblica

E adesso chi la richiama all’ordine, questa Inter che sembra il Major Tom di David Bowie, ormai sconnessa dalla torre di controllo e in passeggiata libera nello spazio interstellare? Quale proprietà, quale dirigenza, visto che non vi è traccia sensibile di nessuna delle due? E quale allenatore, dato che Spalletti in due mesi ha vinto una partita su 12 e ha perso il controllo della situazione, con la squadra che nella migliore delle ipotesi non riesce a seguirlo? E cos’ha Icardi, perché non gioca da tre partite? E perché Perisic corre 40’ col Bologna con la spalla dolorante poi non riesce a recuperare per Genova sei giorni dopo? Cosa pensa, dov’è davvero Miranda?

Che diavolo accade? A volte più delle risposte contano le sensazioni. Secondo la RepubblicaQualche osservatore di lungo corso, sabato, aveva intuito cose già all’arrivo del pullman a Marassi: quella che scendeva non era un’Inter coesa, si intuiva dai volti, dalla postura, dagli atteggiamenti. Tutto confermato in campo. Ormai l’Inter ha gli stessi punti di un anno fa alla 25ª (48) e gli stessi gol fatti (40), insomma rendimento uguale a quella truppa scombiccherata che però era già al quarto allenatore. Cresce così il nervosismo interno, col tecnico che se la prende in pubblico con gli addetti al mercato perché danno notizie ai giornalisti (ma è furente oltre ogni dire con la proprietà che l’ha tradito con promesse non mantenute, solo che non può parlarne), ma anche lui ora va sotto osservazione: una valutazione più completa si farà dopo il miniciclo contro Benevento, Milan e Napoli.

Sembrava aver trovato la chiave, Spalletti, poi ha sottovalutato i primi segnali di crisi e non ha raddrizzato la zattera quando ha iniziato a imbarcare acqua, come accadde ai suoi meno qualificati predecessori. Comunque è in nutrita compagnia, quanto a responsabilità. Sopra di lui, a parte i mercantili Sabatini e Ausilio, si muovono come ombre cinesi dirigenti dagli incerti incarichi operativi, uomini di cui non si è mai capito bene cosa e chi dirigano perché per lo più si limitano a vigilare che i diktat da Nanchino siano rispettati, ma di sicuro non sorvegliano la squadra. E a capo di tutto ci sarebbe il 26enne Steven Zhang figlio del padrone di Suning, ben laureato in Economia negli States ma che fino a due anni fa non era mai entrato in uno stadio di calcio, ma qui ha poteri di firma superiori a chiunque altro. Così è finita che gli acquisti estivi di maggior pregio sono stati Dalbert (26 milioni per stare in panca), l’inconsistente Vecino (24 milioni) e il soldatino a vita Borja Valero, mentre l’hashtag “Inter is coming” che Steven diffondeva gli si è ormai ritorto contro: la nuova moda è scrivere sui social #Suningout. Ovvio che da questo caos scaturisca una squadra minore, logico che un gruppo simile non possa arrivare lontano. Se centrerà la Champions, sarà stato un miracolo.

(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 19/2/18)