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Repubblica – Inter, girandola di cambi a centrocampo. Rafinha il ventiseiesimo in mediana

Andrea Della Sala

Il brasiliano è l'ultimo di una lunga serie di giocatori arrivati senza lasciare il segno

Rafinha sarà solo l'ultimo dei giocatori che hanno riempito il centrocampo dell'Inter. Il club nerazzurro ha sempre potuto vantare un reparto di grande qualità: rombi allestiti con Vieira-Cambiasso-Zanetti-Stankovic, e il cambio era Figo; triangoli esoterici come Thiago Motta-Cambiasso-Sneijder, che portarono il Triplete. Poi però fu notte. La notte dell’Inter, delle tre proprietà diverse in quattro anni, della Champions che non arriva più, è anche quella del suo centrocampo, che ora con l’arrivo di Rafinha (prestito dal Barça con diritto di riscatto a 38 mln, che sarà obbligo in caso di Champions raggiunta) vive un’altra tappa della sua ricerca, finora vana. Nelle ultime 7 stagioni si sono avvicendati nove allenatori e circa 25 centrocampisti centrali, avanzati o arretrati: tutti sono arrivati, non hanno vinto, anzi hanno fallito, e se ne sono andati (mai migliorando dopo, tra l’altro).

Tutte e tre le proprietà hanno cercato invano, anche quella di Thohir. Abbiamo gustato tutte le sfumature del trequartista, da Coutinho che era chiuso da Sneijder, e lì un po’ ebbero troppa fretta nel liberarsene, un po’ fu lento lui a crescere, comunque è l’unico che poi è esploso; a Hernanes, il profeta a cui s’era rotta l’ampolla, a Banega che qui dimenticò i passi del tango, a Shaqiri che si scatenava solo dopo le 9 di sera, a Ricardo Alvarez, mai capito se fosse più stanco o più pesante.

E gli incursori, solo rapsodici o solo deludenti: Guarin, Brozovic, Joao Mario. Chi non si è mai capito bene che pesce fosse, tipo Kovacic, e il dubbio prosegue al Real, se la sua miglior prestazione in due anni è stata una marcatura a uomo su Messi. Di registi veri zero, tuttora la mente in campo di Spalletti passa da Gagliardini a Borja Valero a Vecino, infatti il buco rimane. La lista degli uomini di lotta e di governo transitati dal 2011 contempla di tutto. S’è visto, applaudito e più spesso fischiato di tutto: Felipe Melo, M’Vila, Palombo, Gargano. Kondogbia e Kuzmanovic, Taider, Mudingayi. E Medel, e Mariga, e Poli. E i virgulti del vivaio, prima promossi poi in fretta espulsi dall’orbita: Obi, Benassi, Khrin, Gnoukouri, Duncan. Spesso la ricerca s’è infiammata d’inverno, perché a tutti i tecnici, nessuno escluso, nella foga di raggiungere una zona Champions poi sempre sfuggita, hanno gettato nelle fauci risorse: quando, se non a gennaio, furono ingaggiati Guarin (che arrivò persino rotto), Kovacic, Hernanes, Brozovic, Shaqiri, Palombo, Kuzmanovic? Tutte scommesse perse. Almeno qualcuno ha garantito plusvalenze, come Guarin, Kovacic, Shaqiri o Alvarez. Ma i 49 irrecuperabili mln per Joao Mario, per dire, pesano ancora molto sugli equilibri attuali, tecnici e finanziari.

(La Repubblica)