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Poi aggiunge:
“L’egemonia nel palleggio, garantita dalla cerniera Jorginho-Barella e da Di Lorenzo in appoggio alla mediana, ha disegnato un 3-2-5 fluido, con variazioni sul tema della vittoria sulla Macedonia del Nord: nel quintetto Zaniolo-Frattesi-Raspadori- Chiesa-Dimarco le catene di destra e di sinistra obbedivano a palese sincronismo, che Dimarco e Chiesa, spesso imprendibile, sublimavano con percussioni riuscite”.
Nelle pagelle, bene Acerbi ("Sempre un piede avanti all’avversario. Una spizzata, in particolare, è lo scatto del salvavita") e Barella ("Uno dei pochi a non dimenticare mai che il calcio è fatto di due fasi. Succhia da sé stesso energie che fatichi a capire da dove vengano"), entrambi da 6,5.
Frattesi prende 6 ("Trasforma un’occasione monumentale in un souvenir per Trubin, quasi a scusarsi con gli ucraini per i due graffi di San Siro"), mentre il migliore azzurro dell’Inter è Dimarco con un 7: “Si può essere fantasisti anche partendo dalla periferia: del campo e della vita. Il tacco per Chiesa una piccola opera d’arte”.
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