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Repubblica – Inter, un serpente che si morde la coda. Champions o recessione…

Francesco Parrone

Come un serprente che si morde la cosa. Così il giornalista de La Repubblica, Andrea Sorrentino, vede l’Inter in questi ultimi cinque giorni di mercato che saranno decisivi per tante,ma nello stesso tempoo poco chiare trattative in ballo....

Come un serprente che si morde la cosa. Così il giornalista de La Repubblica, Andrea Sorrentino, vede l'Inter in questi ultimi cinque giorni di mercato che saranno decisivi per tante,ma nello stesso tempoo poco chiare trattative in ballo.

Reduce da un passivo di bilancio di 77 milioni, in Corso Vittorio Emanuele sanno che, se non se ne investono almeno una quindicina per un paio di giocatori, sarà molto difficile raggiungere i primi tre posti in Serie A, dunque la qualificazione alla prossima Champions; al tempo stesso, dato che gli introiti garantiti dalla Champions si aggirano sui 30 milioni (solo partecipando alla prima fase), non arrivare tra le prime tre sarebbe un colossale e ulteriore danno per il bilancio, e l’inizio della vera recessione, perché a quel punto l’iscrizione alle coppe nelle prossime stagioni sarebbe a rischio, in ossequio alle norme sul fair play finanziario.

Questa è una fase cruciale della stagione: si è a metà del guado e rispetto alla fine del mercato estivo si ha un’idea più chiara delle forze proprie e di quelle altrui, quindi bisogna delineare le strategie per i prossimi quattro mesi, quelli decisivi. Badando all’aspetto tecnico ma anche a quello economico, per non rischiare salti nel buio. Così com’è messa, al netto degli entusiasmi d’autunno e col monte-infortunati che al solito pesa tantissimo (la rosa ha ancora un’età media alta), la squadra faticherebbe a qualificarsi per la Champions ed è per questo che Stramaccioni preme, chiede almeno due acquisti se non tre: Paulinho, incursore di centrocampo, più un regista, più un esterno che sarà Schelotto anche se l’Atalanta sta facendo salire il prezzo.

Rispetto al passivo di 77 milioni al 30 giugno 2012, nel prossimo bilancio l’Inter è sicura di poter abbattere il monte stipendi di una cinquantina di milioni dopo gli addii di molti senatori (quasi tutti ingaggi da circa 10 milioni lordi e oltre), di aver incameratotra i 7,5 e i 9,5 milioni per la cessione di Sneijder (però ci sono stati anche gli acquisti di Pereira Silvestre in estate) e di non poter disporre degli introiti dell’attuale Champions. Quest’anno il club gioca l’Europa League, i cui ricavi rispetto alla Champions sono risibili: 200mila euro a vittoria anziché 1 milione, mentre di soli premi Uefa si arriverebbe a 10 milioni totali solo vincendo la coppa (più qualche milioncino per i diritti tv, ma poca roba) mentre, tanto per fare un paragone, vincere la Champions vale circa 50 milioni.

In tutto questo i ricavi complessivi stanno continuando a calare: rispetto al 2011, sono scesi di 25,5 milioni (meno bigliettivenduti e meno introiti dal marketing). Quindi, nell’attesa di trovare investitori stranieri e partner per il nuovo stadio dopo che i cinesi si sono eclissati, è necessario che la squadra, per motivi calcistici ma soprattutto finanziari, ottenga vittorie e qualificazioni: in Europa League, in campionato e anche in Tim Cup, perché tutto serve, anzi tutto è necessario. Ma per vincere, e andare avanti nelle coppe e in campionato, bisogna spendere milioni. Per questo il serpente continua a mordersi la coda, e Stramaccioni comincia a preoccuparsi assai.