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Inter fuori dall'Europa League con l'Eintracht. A parziale discolpa i tanti assenti che aveva la squadra nerazzurra, ma Spalletti non cercava alibi e la brutta partita giocata ieri non può essere giustificata solo con i giocatori mancanti:
"L’allenatore sconfitto ha senz’altro i suoi alibi e le sue ragioni: nonostante gli apprezzabili messaggi di coraggio della vigilia, l’Inter non è quel genere di formazione che possa rinunciare a quattro titolari (e a cinque riserve) senza battere ciglio, tanto più in questo momento di rogne e spifferi, in uno stadio sempre sul punto di perdere la pazienza ( portare pazienza è una condizione naturale del tifoso interista, quasi come l’inevitabilità di perderla quando la stagione arriva più o meno a questo punto) e contro una squadra assai farfallona ma fresca, molto bene assemblata e sospinta dall’entusiasmo chiassoso dei suoi 15mila seguaci, che avranno disseminato Milano di almeno 50mila bottiglie di qualunque cosa di alcolico e che a partita finita hanno passato un quarto d’ora emozionante a scambiarsi cori e applausi con i giocatori, rimasti in campo fino alle 23 passate. Però non c’è alibi per lo sbaglio del piano di emergenza preparato da Spalletti, che non ci ha azzeccato a fidarsi della condizione smaccatamente imperfetta di Keita e ad architettare un modulo (il 4-2-3-1) che ha consegnato ai tedeschi una supremazia persino imbarazzante a centrocampo", il commento di Repubblica
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