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Repubblica – Juve e Inter nemici prima come. Decisivo domenica l’arrivo di Thohir…

Francesco Parrone

Marotta non è Moggi (per fortuna) e Thohir non è Moratti, ma la Juve è sempre la Juve, l’Inter è sempre l’Inter e i nemici son sempre nemici, anche se adesso si litiga con toni più educati e magari con qualche sms. L’avaria del...

Marotta non è Moggi (per fortuna) e Thohir non è Moratti, ma la Juve è sempre la Juve, l’Inter è sempre l’Inter e i nemici son sempre nemici, anche se adesso si litiga con toni più educati e magari con qualche sms. L’avaria del trasbordo incrociato di Vucinic e Guarin ha lasciato delusioni e livori. I nerazzurri sono spaccati al loro interno e i bianconeri ora molto arrabbiati, dopo essere stati a lungo stupefatti, per come è andata a finire la trattativa. «È la prima volta in trent’anni che assisto a una situazione così incresciosa. Martedì l’Inter ha detto il falso, sono costretto a intervenire per tutelare l’immagine degli attori di questa vicenda, a cominciare dai giocatori» dirà a capo di tutto l’amministratore delegato della Juventus che, essendo persona per bene, sa misurare gli aggettivi e navigare tra gli eufemismi. Immaginarsi dunque, il senso reale di «incresciosa». «Mi guarderò bene dal trattare ancora con loro. Non dico che manchino di affidabilità, ma di correttezza e serietà sì», ha sentenziato il dirigente. Che, però, una trattativa potrebbe riaprirla presto, come è si vedrà.

La Juve, si diceva, ci è rimasta molto male, e non soltanto per i cambi di opinione di Fassone e compagnia e nemmeno perché «Vucinic e Guarin, due professionisti seri, sono stati maltrattati». In realtà, i bianconeri si sentivano ormai il sorcio in bocca, stavano definendo un affare che immaginavano vantaggiosissimo sul piano tecnico e su quello contabile, con una plusvalenza di sei-sette milioni, e alla fine si sono trovati con un pugno di mosche in mano, e uno scontento in casa. «No, non credo che stessi dando un pacco all’Inter. Erano stati loro a chiederci Vucinic, già a dicembre, ma siccome non avevano soldi da spendere ci siamo inventati un baratto, senza mettere la pistola alla tempia di nessuno. Io e Fassone avevamo raggiunto l’accordo su tutto, almeno a parole. Vucinic aveva anche svuotato l’armadietto, che nel calcio ha un significato simbolico ben preciso. Ha persino fatto le visite mediche. E martedì mattina alle 10 e 48 Thohir ha mandato un sms ad Agnelli dando la sua approvazione all’affare. Perché poi abbiano cambiato idea, io non lo so. Non ho mai visto niente di simile. Adesso Agnelli aspetta che Thohir gli fornisca delle spiegazioni». 

E delle scuse, anche. I due presidenti hanno provato a sentirsi ieri pomeriggio, un contatto brevissimo. Ha risposto Fassone: «Per l'Inter la trattativa non era conclusa, nel pomeriggio di ieri abbiamo comunicato alla Juventus che non avremmo proseguito. Una riapertura? Non lo so e non voglio commentare». Se l’affare Vucinic dovesse riaprirsi (a questo punto svincolato però dalla figura di Guarin) alla Juve non spiacerebbe, visto che è difficile reintegrare un giocatore ormai virtualmente venduto. Ieri l’attaccante non si è allenato («Gli abbiamo dato un paio di giorni di permesso perché il contraccolpo psicologico è stato notevole») ma ha incontrato a lungo i dirigenti: «Non lo scarichiamo e non dobbiamo necessariamente considerarlo un ex. D’altronde ci ha fatto vincere due scudetti e ha giocato 78 partite in due anni: lo dico anche in risposta a certe voci arrivate da Milano secondo le quali Mirko non sarebbe risultato fisicamente idoneo. È ancora un gran giocatore, se andrà via sarà soltanto perché in attacco la concorrenza aumentata». Anche Guarin ha passato la giornata senza allenarsi né mettere piede ad Appiano Gentile. Ora, a quanto pare, tutto dipende da Thohir: se Giakarta chiama Torino, persino Inter e Juventus possono farsi un poco più vicine.