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Tra le altre cose l'Inter attira a sé sempre giocatori problematici, come ricorda Repubblica: «Uno era fuggito dal ritiro dell’Under 21 francese per andare in discoteca, un altro aveva nel curriculum lo sputo a un avversario e un arresto per minacce a un tassista. Il terzo tuittava dai letti ancora caldi d’amore e il quarto, be’, il quarto era Osvaldo. Fu quando gli misero dentro lo spogliatoio tutto questo ben di dio — M’Vila, Medel e Icardi insieme al calcio ribelle di Daniel — che a Walter Mazzarri vennero le ultime parole famose: «Mi piace allenare giocatori non banali». Era luglio. Poi l’estate finisce, si torna in città e pure i playboy di Milano Marittima conoscono la routine. Tutti. Tranne gli interisti. Ormai rassegnati dinanzi alla vocazione del club ad attrarre, come dire, i creativi. Non sono cattivi ragazzi. È che ogni tanto gli vengono i cinque minuti. Per metterla sul piano letterario, il calcio li chiama “bad boys”».
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