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Repubblica – L’Uragano Inter spazza via il Sassuolo ma ora rischia lo stadio chiuso…

Francesco Parrone

Con impercettibile anticipo sulla stagione dei monsoni, che sta per piombare sull’Oceano Indiano e dunque sull’Indonesia, un uragano spazza Reggio Emilia, lo stadio Giglio, il Sassuolo che è una foresta pietrificata e viene sradicato via come...

Con impercettibile anticipo sulla stagione dei monsoni, che sta per piombare sull’Oceano Indiano e dunque sull’Indonesia, un uragano spazza Reggio Emilia, lo stadio Giglio, il Sassuolo che è una foresta pietrificata e viene sradicato via come una fogliolina. E’ un monsone chiamato Inter, che ottiene la vittoria in trasferta più travolgente di sempre: non aveva mai vinto 7-0 fuori casa (a parte un 7-0 a Mantova nel 1958, ma era Coppa Italia), del resto è un risultato che si è verificato solo due volte nella storia del girone unico (Pro Patria-Juve nel 1950, Palermo-Udinese nel 2011). Giornata d’altri tempi, per un’Inter che per ora di Thohir e dell’Indonesia non sa proprio cosa farsene e anzi si stringe al suo attuale presidente, offrendogli in pegno una vittoria storica, mentre la giornata finisce in mezzo a parecchie lacrime: quelle di Mazzarri al gol di Milito, quelle di Milito negli spogliatoi quando Moratti va a complimentarsi col suo Principe. Già, perché il presidente uscente (ma chissà quando) torna a seguire una trasferta di campionato dopo un anno e mezzo e si trova davanti un’Inter sensazionale, anche al netto delle eccezionali inadeguatezze mostrate dal Sassuolo.

Ora è difficile spiegare che i nerazzurri davvero hanno provato a non infierire, che dopo il 3-0 del primo tempo o forse dopo il 4-0 di Alvarez a inizio ripresa hanno tentato di frenare, senza riuscirci: l’ingresso di Milito, che tornava in campo a sette mesi dall’infortunio, ha impedito ai nerazzurri di fermarsi, mentre il Sassuolo continuava a sbriciolarsi con il tecnico Di Francesco impotente (non si dimette, ma è fortemente in bilico). Gara impietosa, a tratti imbarazzante. Mentre il Sassuolo è sciapo e insignificante, senza la verve che una neopromossa dovrebbe avere e con l’autostima ridotta a zero col passare dei minuti, l’Inter ha fame da provinciale o da nobile decaduta e gambe d’acciaio. La squadra è ormai un blocco unico che continua a non concedere gol (l’ha permesso finora solo a Vidal): è la miglior difesa insieme alla Roma, i reparti cortissimi e serrati in venti metri con Alvarez a protezione, i mediani che scalano alla perfezione sul possesso palla avversario, poi in attacco si vola con le ali Jonathan e Nagatomo e i raccordi garantiti da Alvarez, Taider e Guarin, così l’Inter è anche il miglior attacco del campionato (13 gol). Il lavoro di ricostruzione di Mazzarri è imponente: a parte Campagnaro, vanno in campo gli stessi giocatori del mesto nono posto di quattro mesi fa. 

Misteri della mente umana, valli a capire. Non c’è partita da subito, fin da quando Nagatomo manda in gol Palacio(7’); poi Palacio provoca il 2-0 di Taider (23’) e un autogol di Pucino chiude i giochi (33’). Ripresa in surplace ma dopo la zampata di Alvarez c’è la doppietta di Milito e in mezzo un sinistro sotto l’incrocio di Cambiasso. L’unica pecca interista è rappresentata dagli ultrà, ancora: con la curva già squalificata per giovedì, hanno intonato cori offensivi contro Napolie i napoletani. Qualcuno del club provi a spiegare a lor signori che di questo passo l’Inter avrà l’intero stadio chiuso, poi addirittura la partita persa. E dopo, come punizione, dovranno passare cinque minuti nell’ufficio di Mazzarri, che avrà qualcosina da dire.