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Repubblica – La Juve2 in infradito passa al Meazza. Dopo il Triplete è diluvio Inter

Francesco Parrone

Sembra un normale pomeriggio a San Siro, con la Juve che batte l’Inter come le accade ormai quasi sempre. Invece il 2- 1 racconta con una sintesi brutale le ultime quattro stagioni, e non si tratta di verdetti simpatici per l’Inter, né per...

Sembra un normale pomeriggio a San Siro, con la Juve che batte l’Inter come le accade ormai quasi sempre. Invece il 2- 1 racconta con una sintesi brutale le ultime quattro stagioni, e non si tratta di verdetti simpatici per l’Inter, né per Thohir che assiste all’ennesima sconfitta dalla sua poltroncina in tribuna. Perché è sufficiente una Juventus in ciabatte, anzi in infradito, con i pensieri puliti di chi ha già sistemato quasi tuttele sue pratiche e con soli quattro titolari reduci da Madrid, per battere l’Inter in assetto di guerra, teoricamente assatanata e in lotta per un posto in Europa League. La calma dei forti serve da sola a piegare in favore della Juve gli eventi della gara, che in effetti prendono tutti una direzione ben precisa, mentre l’Inter si affanna e spende ogni energia ma trova solo un’altra sconfitta, per enormi errori individuali e per un vistoso calo atletico nella ripresa, mentre la classifica dice che i nerazzurri sono ottavi e che la Juve ha 31 punti in più. E che per il quarto anno consecutivo l’Inter non arriverà tra le prime quattro: evento inedito nella gloriosa storia della Beneamata, segno che dopo il Triplete il diluvio è stato inarrestabile, mentre la Juve ridiventava il gigante di sempre.

Agli juventini basta giocare da gattone col gomitolo e lasciare il controllo del pallone all’avversario, mentre l’Inter parte ventre a terra e trova il consueto gol di Icardi ai bianconeri (sesto in cinque confronti) che stavolta è una deviazione di petto su destro da fuori di Brozovic (9’). L’Inter ci dà dentro con entusiasmo, ma si capisce ben presto che sarà dura piegare questa Juve fintamente balneare, che invece ha ben precisi i suoi scopi: spegnere le scalmane di Shaqiri, che parte benino ma poi torna a esibire il suo vuoto dinamismo; fare mastice in difesa, dove Barzagli e Bonucci all’inizio vengono piegati dagli incroci di Palacio-Icardi ma poi troveranno la quadra; cercare Morata negli spazi, infatti lo spagnolo piazza un paio di allunghi e su uno trova Handanovic (22’); affidarsi a Storari, che al solito non fa rimpiangere Buffon e mura da felino il sinistro in area di Palacio (24’). Poi la gara vira sugli episodi: al 39’ Shaqiri trova un palo da fuori, e sulla respinta Brozovic segna, ma gli annullano il gol per fuorigioco (che non c’è). Poco dopo Medel alleggerisce all’indietro trovando in controtempo Vidic, che è in vantaggio su Matri ma si fa superare: al termine della bizzarra corsa verso l’area a chi è più lento tra i due, vince Vidic, che commette fallo da rigore, su cui ci starebbe pure l’espulsione. 

Marchisio trasforma, i furori interisti sbolliscono. Ripresa con l’Inter con poca gamba, Juve in controllo e vicina al gol due volte con Morata già in avvio, poi gli ospiti si appitonano nel loro 3-5-2 di attesa. Concedono solo un’occasione a D’Ambrosio lanciato da Kovacic (26’) infine colpiscono con Morata, quasi per caso: Morata cade a terra dopo una mischia e mentre si rialza gli arriva il pallone, lo calcia senza troppe speranze ma sul rasoterra Handanovic, quello che se ne andrà perché vuole giocare in Champions (ma se a 31 anni non ci ha mai giocato qualche motivo ci sarà), commette un errore capitale, da dilettante, e si lascia scivolare la palla in porta. Nel finale all’arma bianca l’Inter raccoglie solo una doppia occasione con Palacio e Icardi, ma Storari è ancora gigantesco e finisce lì. Anzi era già finita sul 2-1, che Morata festeggia inforcando degli occhiali da sole: era proprio una Juve in infradito.