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Repubblica – La rivoluzione di Mazzarri: nuovi schemi e numeri record

A lui gli occhi: in serie A c’è un clamoroso caso di ipnosi collettiva. O di sensazionale rimozione del proprio vissuto, ovvero di azzeramento del passato e ripartenza. L’Inter di Mazzarri ha imparato a giocare come pensa, e a pensare come...

Francesco Parrone

A lui gli occhi: in serie A c’è un clamoroso caso di ipnosi collettiva. O di sensazionale rimozione del proprio vissuto, ovvero di azzeramento del passato e ripartenza. L’Inter di Mazzarri ha imparato a giocare come pensa, e a pensare come gioca: la cosa più importante di tutte è rubar palla, ossia dimenticare quello che si è stati sforzandosi di tirar fuori leenergie nascoste; ma subito dopo la cosa più importante di tutte diventa un’altra e il suo opposto, cioè attaccare rapidi e con intensità, per sentirsi più leggeri, finalmente diversi. Walterone ha ipnotizzato il gruppo, fin dal primo giorno: «Cancellate il passato. Datemi tutto e non ve ne pentirete», ha detto con la sicurezza dell’audace uomo di spogliatoio, certo dei suoi attributi, e quelli hanno iniziato a dargli retta, felici di potersi abbandonare finalmente a un trapper esperto (i principali limiti di Stramaccioni furono di personalità e di controllo del gruppo, che infatti gli si rivoltòcontro dopo aver annusato l’aria che tirava nel club). E il risultato è nei momenti cruciali della partita contro la Fiorentina: la decide un cross intelligente di Alvarez e una giocata da trequartista di Jonathan, cioè proprio i due pierini di un anno fa; prima, l’ha rimessa in carreggiata una giocata da cartoon giapponese di Cambiasso, che stoppa di petto e rovescia in rete con velocità da aspide, lui che lo scorso campionato era in affanno. Alvarez, Jonathan e Cambiasso: i rigenerati. Handanovic e Palacio: le conferme. Campagnaro e Taider, più Icardi: i nuovi. Ranocchia, Juan Jesus, Nagatomo e Guarin: i rinfrancati. E dietro di loro i panchinari, che finora soffrono ma prima o poi li rivedremo, promette Mazzarri

A cominciare da Milito e Samuel, che sono guariti ma non hanno ancora i muscoli pieni, e per finire con Kovacic, il più giovane, che domani a Trieste sarà titolare. In due mesi Mazzarri ha risollevato l’Inter con la forza delle parole e degli allenamenti. Colloqui personalizzati di mezz’ora a luglio ma anche, se servono, durante il campionato, arringhe al gruppo per motivare e strigliare, sedute di lavoro con la strategia difensiva al centro di tutto e agili schemi d’attacco per il contropiede manovrato, mentre il preparatore atletico Pondrelli (uno dei sei uomini dello staff di Mazzarri) cura i muscoli e lo fa bene, visto che gli infortuni sono drasticamente diminuiti e l’Inter cresce sempre nella ripresa. Un ottimo lavoroche va ascritto a Mazzarri e alla sua professionalità riconosciuta e peraltro adeguatamente retribuita: uno stipendiuccio da circa 300mila euro al mese non è uno scherzo, ma Walterone se lo sta meritando tutto. Attenzione però: il lavoro èappena iniziato. Anche in passato l’Inter ha illuso, prima di avvitarsi su se stessa. La Bestia s’è ammansita, ma forse è ancora pericolosa. Attendere, e sperare. E guardare lo sciamano dritto dritto nei suoi occhi azzurri.