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Il campo del Lincoln Field di Philadelphia ha più righe di un pigiama, ma non è una partita sonnacchiosa Inter-Roma, primo scontro agostano tra grandi della A. Anzi, la Guinness Cup conferma la sua sorgente fama di Champions d’estate: le squadre ci tengono, lottano, è calcio vero, anche se non sono ancora vere Inter e Roma, rimaneggiati i nerazzurri, ancora compassati i giallorossi. La somma dà un totale godibile, il 2-0 è firmato da due difensori, il centrale Vidic e l’esterno Nagatomo. La Roma promette qualità, l’Inter sostanza e presenza fisica, è uno scontro tra filosofie di calcio diverse, il primo dell’anno: l’ha vinto, bene, Mazzarri. L’Inter è più avanti, si vede, sarà per i giorni di preparazione in più rispetto alla Roma resi necessari dal non troppo lontano playoff di Europa League (andata 21 agosto, ritorno una settimana più tardi).
E mancano ancora all’ex tecnico del Napoli Hernanes, Palacio e Alvarez, e un po’ anche Icardi, che tocca pochi, banali palloni e incide pochissimo. Senza Totti e con Destro la Roma è più prevedibile, e poi Iturbe non decolla e Garcia perde subito Castan per un problema muscolare all’adduttore, dentro l’ex partente Benatia: «È un problema, spero non sia grave» afferma il tecnico giallorosso Rudi Garcia. Il primo gol, dopo molto equilibrio e un paio di occasioni romaniste, arriva a fine primo tempo: movimento a mezzaluna di Vidic, restano piantati sul posto Nainggolan e Benatia, stacco vincente del cattivissimo serbo ex Manchester United, un Samuel più giovane, assai simile al grande argentino per temperamento, autorevolezza al centro della difesa e pericolosità in zona gol. Il cross lo dipinge, tesissimo dalla sinistra, Dodò, uno dei migliori l’ex, dirimpettaio del nuovo Florenzi inventato da Garcia esterno destro basso - discreto, molte discese ma pochi cross buoni, uno dei quali sprecato orrendamente da un nervosissimo e inconsistente Destro a un metro dalla porta -. Totti ha l’ultima mezz’ora da centravanti puro ma con pochissimi palloni. Anche Mazzarri stravolge l’Inter, i cambi si sprecano, la partita rotola più spenta verso il raddoppio di Nagatomo, cross profondo di D’Ambrosio, pasticcio di Astori, stoccata del giapponese sotto la traversa.
Giusto così, complessivamente Philadelphia ha detto il vero, o almeno ciò che è vero ora, a 29 giorni dall’inizio del campionato e col mercato ancora aperto. «Brutta prestazione, pochissimo da salvare, siamo stati troppo prevedibili, ma non sono preoccupato» l’analisi a fine gara di Garcia. Le due squadre si ritroveranno il 30 novembre, alla 13ª, quando i loro destini saranno già piuttosto definiti, nei dintorni della Juve o chissà dove.
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