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La testina d'oro di Maurito, che fa 13 gol in 13 partite, e proprio sotto la Nordche non lo ama perché lui rifiuta il bacio della pantofola agli ultras. I muscoli, di tutti, a cominciare da quell’Ivan Drago di Milan Skriniar, su cui il Barcellona ha puntato i fari perché non c’è un attaccante che non si infranga sui suoi cingoli. La difesa di squadra, uno spettacolo di movimenti e sentimenti collettivi, e infatti non si passa quasi mai,solo 9 gol ingoiati. E l’arte del cross, che finora ha portato 10 gol su 25, quasi la metà del bottino. Siamo a un terzo di campionato, e ormai è il caso di dire che l’Inter c’è, eccome. Secondo la Repubblica è la squadra più migliorata della serie A, nei punti in classifica e nel rendimento generale, dei singoli e del gruppo. È imbattuta da 15 partite, compreso lo scorso campionato.
È seconda, davanti alla Juve e dietro solo al Napoli, dopo il 2-0 sull’Atalanta che è un bignamino di tutte le qualità più o meno nascoste di questa strana bestia nerazzurra, bella e davvero convincente di rado,ma enormemente presente a se stessa, in grado di rovesciare quasi sempre lo spartito. La gara con l’Atalanta è la classica trappola di metà novembre, dopo una sosta per le nazionali e dopo il pareggio deludente col Toro, per giunta la sfida è subito in salita, perché Gasperini sa disporre in campo i suoi e l’Inter arranca, non riesce a trovare il bandolo, è costretta a difesa e contropiede perché la palla ce l’hanno spesso De Roon e Cristante, che impongono ritmi e pressing rubando l’idea a Vecino e Gagliardini. Gli interisti girano a vuoto, sul prato profanato dagli psicodrammi azzurri appena sei giorni prima, e subiscono pure l’occasione di Hateboer al 16’, ma c’è Handanovic. L’unico lampo nerazzurro sarà per Icardi in contropiede (assist di Borja Valero) ma Maurito calcia su Berisha (25’). Eppure è proprio nel primo tempo di sangue, sudore e lacrime che l’Inter costruisce la vittoria, perché sa muoversi a tergicristallo sul possesso palla ospite, sa chiudersi, riesce a tenere blindata l’area visto che tutti faticano in ripiegamento, anche Icardi, anche Perisic che è in serata di luna storta, e per la sesta gara di fila non prende gol nel primo tempo; del resto l’Atalanta gioca bene ma non ha mai la profondità, e nel calcio è un problema rilevante.
Così nella ripresa arrivano le picconate di Maurito, che prima prende la mira al 2’ (colpo di testa su cross di Perisic, para Berisha) poi perfeziona il tutto nel giro di 9 minuti: 1-0 al 6’ con capocciata su punizione di Candreva da destra, favorito da un paio di provvidenziali blocchi in area, e 2-0 al 15’ (anche se 1’ prima Gomez divora il pareggio), ancora con la fronte, stavolta su cross di un D’Ambrosio straripante, e palla ora accarezzata verso l’angolino destro, una magnificenza, anche per il movimento precedente. La pratica è archiviata. Trentatré punti in 39 partite non si vedevano da mai. Il fortissimo sospetto è che si debba ringraziare quel signore con la testa rasata in panchina, finora ha compiuto un miracolo. Ora sotto con gli altri due terzi del campionato: è ancora lunghissima, però la bestia sembra ammansita, finalmente.
(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 20/11/17)
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