Il quotidiano la Repubblica, mette sotto la lente di ingrandimento la rosa dell' Inter dopo le prime due uscite deludenti in campionato. Secondo Andrea Sorrentino, finora i nerazzurri sono stati il flop del campionato nonostante il mercato plasmato da Luciano Spalletti in persona: "Dopo un anno di sciamanesimo illuminato, e a sole tre settimane dal ritorno in Champions (aiuto), l’Inter sembra come quei pazienti appena ridestati dall’ipnosi: si scopre intorpidita, scombiccherata, eppure già bisognosa di sculacciate per punire inconfessabili, forse impercettibili colpe, ma che già pesano su anima e classifica. A me gli occhi, diceva Luciano, e quelli lo seguivano come il pifferaio di Hamelin, fino ad arrampicarsi a quel quarto posto, strappato a 10’ dalla fine del campionato scorso in uno stato di trasognatezza quasi fideistica, più che di lucidità tecnica. Ora gli occhi li hanno dimenticati in qualche angolo, o quelli dello sciamano non fiammeggiano come prima, lo scopriremo presto. Ma è un fatto che l’Inter di Luciano Spalletti, da lui plasmata in un calciomercato guidato in prima persona per meriti acquisiti sul campo, sia il più pesante flop delle prime due giornate, anche se è calcio d’agosto e ne riparleremo, come di tutto.
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Spalletti ha cancellato il giorno di riposo dei giocatori, ma resta lui il principale indiziato dopo aver perso 5 punti su 6
Così ecco la sculacciata ai giocatori, rei recidivi di ignavia fulminante, cui viene cancellato il giorno di riposo dopo il 2-2 col Toro, ecco il discorso di Spalletti al lunedì, con analisi degli errori, insomma un normale giorno di post sbronza, il cerchio alla testa nel capire dove si era, e cosa si faceva davvero, mentre intorno accadevano cose. In realtà Spalletti il giorno dopo era più tranquillo di domenica, ha concluso che per un’ora la squadra aveva fatto il suo, poi nella fase decisiva gli infortuni quasi simultanei di Asamoah e Vrsaljko gli hanno impedito di muovere le sostituzioni pensate per centrocampo e attacco (in più Miranda, già escluso in partenza, è andato a scaldarsi per pochi minuti poi si è dovuto sedere di nuovo, seccato) e da lì è stata dura, per i ben noti limiti di personalità nel gestire le fasi torride, problema che ormai risale al Giurassico.
Intanto l’Inter ha già perso 5 punti su 6, in campo è stata finora più moscia che convincente, il piatto piange, la critica deve mordere, la giostra è questa e ci si sale tutti. Quindi si può pensare che rispetto alla partenza pancia a terra di un anno fa, quando squadra e allenatore sembrarono subito una cosa sola, qualcosa si sia inceppato in questa lunga estate di preparazione, la prima da secoli trascorsa alla Pinetina, che qualche filo si sia allentato e che Spalletti fatichi a riportarlo in tensione, o sono assestamenti di una squadra rinnovata, anche se monca, perché a Luciano alla fine è mancato un soldone per fare una lira.L’allenatore ha ottenuto rapidità in avanti (Lautaro, Politano, Keita), ha piazzato De Vrij dietro perché vorrà sempre impostare l’azione con tre difensori, ha incamerato solidità per l’Europa (Asamoah, Vrsaljko), dove la conoscenza delle coordinate e la personalità sono necessarie, per lo stesso motivo ha puntato sul pazzerello Nainggolan, ma lo aspetta ancora, poi voleva il ciliegione Modric, e non era affatto mal pensata, e prima ancora Vidal, perché la chiave era avere una lampadina potente e sempre accesa, per illuminare le angosce di un gruppo fragile, o le lune nere di Brozovic, ora pure infiacchito dal lungo Mondiale, come Vecino".
(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 28/8/18)
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