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Una gara dallo spiccato valore tattico dove i due tecnici, Spalletti da una parte, Mancini dall'altra, hanno cercato di approfittare dei punti deboli del proprio avversario ma che ha visto il solo nerazzurro riuscire a trovare la giusta quadra dopo i minuti di smarrimento iniziale. Senza una punta di riferimento Spalletti apre al pragmatismo nerazzurro con Mancini che blinda la retroguardia e trova in Brozovic l'uomo in più capace di sovrastare a centrocampo Pjanic. Questo il commento che si legge su Repubblica: "Mancini fa sentire la Roma improvvisamente stanca di arrampicarsi verso l’alto. La rimpicciolisce per un’ora ma non si avvicina. Ne soffre il veemente rigurgito d’orgoglio, ringrazia Dzeko che invece di mandare in rete la palla dell’1-1, solo lui sa come, la spedisce in Vaticano (a quel punto sembrava che il destino avesse già detto la sua) e alla fine, in mischia, subisce il pareggio di Nainggolan. L’Inter tocca le fragilità momentanee (ma su cui riflettere) di una squadra che improvvisamente si accorge di avere in campo tre, quattro, forse cinque dei suoi elementi più importanti in uno stato d’entusiasmo sofferente, che è una di quelle condizioni psico-fisiche ingannevoli, pericolose, perché non ti fa tenere conto della spesa energetica effettuata per confezionare otto vittorie consecutive".
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