ultimora

Repubblica – Mancini re del possesso palla, top in A. E ha un primato bizzarro…

Inter–Juventus non è mai una cosa normalissima, e non stiamo a spiegare il perché e il per come. Però forse stavolta si può rimuovere il passato, perché il presente ci consegna una sfida, per un giorno, dal gradevole sapore di fine...

Francesco Parrone

Inter-Juventus non è mai una cosa normalissima, e non stiamo a spiegare il perché e il per come. Però forse stavolta si può rimuovere il passato, perché il presente ci consegna una sfida, per un giorno, dal gradevole sapore di fine stagione, o al limite di opposte motivazioni. Gli eroi di Madrid sono comprensibilmente stremati, infatti a San Siro molti non si presenteranno proprio: «Tevez, Pirlo, Buffon, Evra e Vidal », sono i nomi degli assenti – ma non saranno gli unici - che snocciola Allegri, praticamente la colonna vertebrale della Juventus già campione d’Italia e finalista di Champions, oltre che di Tim Cup. In questo contesto così particolare, gli stimoli sembrano essere tutti dalla parte dell’Inter che rincorre il quinto posto, quindi deve vincere contro una Juve forse ben disposta a chiudere un occhio contro il vecchio nemico, o forse proprio per niente: «Gli stimoli ci devono essere – ammonisce Allegri - perché siamo la Juve. Anzi ora ho tutti a disposizione, chi ha giocato meno può mettere minuti nelle gambe. Prevedo una partita bellissima e intensa».

Mancini deve rinunciare a Guarin (infortunato dopo aver sempre giocato titolare in campionato col Mancio, stagione finita) e Hernanes (squalificato) e non si fida affatto di questa Juventus con occhi d’agnello e non di tigre: «Raggiungere una finale di Champions dà entusiasmo, e chi giocherà al posto dei titolari vorrà dimostrare qualcosa. Gara delicata». Zitta zitta l’Inter di Mancini è diventata la squadra di A col più alto possesso palla, 60,4% (con Mazzarri era terza), mentre con Fiorentina e Chievo ha il bizzarro primato di aver vinto più partite in trasferta (7) che in casa (6): «Soffriamo un po’ San Siro…», confessa il tecnico, pensando alla personalità non autorevolissima di alcuni. Ma l’ambiente gronda curiosità per la campagna acquisti che verrà. E qui il Mancio traccia una paragone tra l’Inter in ricostruzione e la Juve tornata vincente: «Al di là della rivalità tra i due club, che è il sale del calcio, la Juve ci ha messo un po’ di tempo, ma è tornata a grandi livelli. Ha avuto difficoltà, come tutti i club che provano a ripartire, come l’Inter adesso. Alla Juve sono stati bravi e alla fine ce l’hanno fatta: a volte ci vuole più tempo e altre volte, quando sei bravo e fortunato, ce ne vuole di meno. Yaya Tourè può essere il nostro Pirlo? Giocatori di 32-33 anni, se stanno bene fisicamente e sono professionisti seri, possono fare la differenza anche in una squadra come la nostra». 

Tra l’altro Thohir ha garantito investimenti: «Lui vuole un’Inter vincente, miglioreremo sicuramente. Se spenderemo quanto incasseremo? Eh, fare 0-0 mi sembra difficile…», così confermando che l’estate sarà dispendiosa e vivace, nonostante le previsioni più cupe, magari partendo dalla cessione di Handanovic, sul quale anche Mancini ormai ammette che c’è ben poco da fare: «Vuole giocare la Champions ed è logico, visto che non l’ha mai fatto». Come riuscirà il club a far fronte ai passivi di bilancio (anche quest’anno -80) e al tempo stesso rilanciarsi, è un mistero che prima o poi Erick Thohir svelerà, ma pare proprio che abbia qualche asso nella manica. Oggi assisterà al suo primo Inter-Juventus da presidente. Non ci sarà affatto il tutto esaurito, sono previsti 60mila spettatori. È un derby d’Italia sui generis, senza vigilie avvelenate, senza tifosi schiumanti, senza tossine, senza nessuno che rivanghi i noti fatti. Strano, ma bello.