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Repubblica – Mazzarri agguanta Strama ma ne segue le orme? Thohir sembra…

Francesco Parrone

E riecco a voi, a grande richiesta, l’Inter nel pallone, anzi nella polvere, ovvero a rotolarsi in un’altra crisi. Ci risiamo. Non c’è Mazzarri che tenga, anzi anche lui sembra avviato a seguire il destino dei predecessori, che non sono...

E riecco a voi, a grande richiesta, l’Inter nel pallone, anzi nella polvere, ovvero a rotolarsi in un’altra crisi. Ci risiamo. Non c’è Mazzarri che tenga, anzi anche lui sembra avviato a seguire il destino dei predecessori, che non sono riusciti a rianimare una squadra stracotta. Questa Inter bislacca rianima invece un’altra pericolante: ancora un 2-2, come lunedì a Livorno, stavolta con il Bologna a San Siro, e fanno 14 pareggi in 32 partite, una mostruosità. Otto di questi pareggi si sono verificati in casa e parecchi con Erick Thohir in tribuna, come ieri sera. Al fischio finale, l’indonesiano se ne va in hotel senza passare dal via, cioè dagli spogliatoi: non ha voglia di incontrare nessuno, men che meno Mazzarri e i giocatori. Comincia ad averne abbastanza anche lui, di questa Inter che illude ma non conclude, che promette e non mantiene, che chiacchiera e non concretizza nulla. Dopo la vittoria di Verona, ha ottenuto solo tre punti in quattro gare, tre delle quali giocate in casa. E a nulla serve spezzare l’incantesimo dei rigori, perché al 38’ della ripresa, sul 2-2, Mazzoleni ne assegna uno per fallo di Mantovani su Palacio. Si vede gente abbracciarsi commossa in tribuna e baciare i figli con trasporto, perché sono 11 mesi e 34 partite che l’Inter non va sul dischetto: per insondabili motivi ci va però Milito, che è entrato da appena 6 minuti, e non Palacio o Icardi, che ha segnato due gol e ha gamba caldissima, ma insomma il Principe esala un destro moscio che Curci respinge senza neppure affannarsi troppo.

Così il pareggio, già drammatico di suo, si ammanta delle tinte porpora del ridicolo. Dopo i segnali incoraggianti ma illusori di fine inverno, quando aveva infilato risultati positivi e prestazioni a volte persino nitide, l’Inter è regredita rapidamente. Quella vista contro il Bologna è la solita truppa scombiccherata, sinistramente simile a quella degli ultimi due campionati, priva di equilibrio mentale e tattico, instabile e schizofrenica nell’atteggiamento: ora dieci minuti di bel gioco, con aggressione e intensità e l’avversario che non si raccapezza, soprattutto il Bologna malmesso di questi tempi, poi subito dopo un quarto d’ora di balbettii, ad arretrare e a subire l’iniziativa altrui, tra sbreghi difensivi e grottesche apprensioni. Un toboga allucinante, da squadra alle corde e senza nocchiero. Così al gol di Icardi al 6’ segue un primo tempo esitante, in cui il Bologna si rianima e pareggia con Pazienza, dopo cinque errori difensivi individuali: di Nagatomo che si fa saltare da Garics, di Ranocchia che lascia passare il cross basso, di D’Ambrosio che si fa anticipare da Lazaros che si vede respingere il tiro da Handanovic e di Hernanes che si fa bruciare da Pazienza, il cui destro radente Cristaldo tocca, e Handanovic si impappina. L’Inter è per lo più confusione, anche tecnica. C’è un’enormità di appoggi e cross sbagliati, e al cinquantesimo errore di D’Ambrosio le telecamere pescano Mazzarri: «Sembra che lo facciano apposta…», gli scappa. Ripresa ancora incerta, il tecnico ridisegna la squadra con Alvarez esterno sinistro e Kovacic in mezzo con Hernanes e Cambiasso, così da una percussione di Hernanes nasce il gran gol di Icardi al 18’, con un destro a giro da fuori che ricorda il primo Vieri (che però era mancino), ma mica è fatta, anzi. Ecco un altro regalo, di Rolando, che respinge corto un cross di Mantovani e Kone è lesto a scivolare in rete da pochi passi il 2-2. E alla fine, dopo il rigore fallito da Milito, Acquafresca sfiora addirittura il 2-3, con Handanovic che evita almeno il crollo. A sei giornate dalla fine, l’Inter di Mazzarri ha gli stessi punti di quella di Stramaccioni: teniamoci forte, il domani è una nebulosa, e Thohir sembra assai incavolato.