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Repubblica – Milano tenta di ritrovare l’orgoglio. C’è la sensazione che all’Inter…

La dolorosa transizione dalla nobiltà alla miseria è stata umiliante. Imponeva se non altro una reazione bizzosa e un po’ isterica, da aristocratici disarcionati. Cosa ci facciamo qui? Ottavi e decimi nell’ultimo campionato: mai così male...

Francesco Parrone

La dolorosa transizione dalla nobiltà alla miseria è stata umiliante. Imponeva se non altro una reazione bizzosa e un po’ isterica, da aristocratici disarcionati. Cosa ci facciamo qui? Ottavi e decimi nell’ultimo campionato: mai così male dal 1958. Dovevano cambiare radicalmente, e hanno cambiato. Dovevano spendere un sacco di denari, come ormai si fa da quando Platini ha deciso di cedere sul Fair Play Finanziario pensando ai voti europei per lo scranno Fifa, e hanno speso.

Arriveremo sui 200 milioni totali, dopo i trasferimenti di Soriano al Milan (da domani si torna a trattare, ma è quasi fatta) e di Perisic all’Inter (idem), ma l’ Inter non si ferma, basta sentire come scherza Mancini: «Dite che ho chiesto 9 nuovi giocatori? Mano, era una battuta. Se ne arrivano 10 o 11 è uguale…». Rieccole, dunque. Ambiziose come due debuttanti, e senza coppe europee. Ergo, sbraneranno tutti, dicono alcuni “osservatori”, e il Mancio ride di gusto quando gli parlano deicommentatori del pallone: «C’è chi sa di calcio, chi ne sa meno…». Molti sostengono, sulla base di amichevoli chissà quanto probanti, che il Milan sia già la terza forza, è bastata la cura-Mihajlovic e Bacca-Luiz Adriano.

Mihajlovic cavalca la tigre: «Non firmo per il terzo posto», è il suo slogan alla vigilia di Firenze, ma Sinisa non è un fesso: «So che certi entusiasmi possono passare in fretta. Ma ci sono squadre che possono sperare di vincere e altre che hanno il dovere di farlo: il Milan appartiene alla seconda categoria Abbiamo uno dei migliori attacchi. A Firenze sarà durissima, ma se mettiamo in campo quello che sappiamo fare, possiamo vincere. Se vai a 200 all’ora durante la settimana, vai a 200 anche in partita». 

All’Inter c’è la sensazione di un lavoro ancora in alto mare, dopo un’estate di frenetici cambiamenti e di amichevoli insapori, e il Mancio alla vigilia dell’Atalanta ammette: «Siamo al 60%, credo come tutti. Ci vuole tempo per migliorare. Ho tanti nuovi che devono inserirsi, nello spogliatoio e in A. Il mercato aperto? Una rottura di scatole. Ma puntiamo allo scudetto pure noi, eh? Siamo competitivi. E i risultati d’agosto non contano niente». Tra l’altro hanno il miglior centravanti, al secolo Maurito Icardi, ma molti l’hanno dimenticato.