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Repubblica – Moviola in campo? A Livorno già  c’era. Ora cosa addenterà  Mazzarri?

E dopo le bottiglie di plastica, cosa addenterà ora Walter Mazzarri? Il sospetto è che si convertirà al cannibalismo, e il prossimo fiero pasto saranno i polpaccioni giocondi di Fredy Guarin. È colpa del colombiano, tra l’altro non certo...

Francesco Parrone

E dopo le bottiglie di plastica, cosa addenterà ora Walter Mazzarri? Il sospetto è che si convertirà al cannibalismo, e il prossimo fiero pasto saranno i polpaccioni giocondi di Fredy Guarin. È colpa del colombiano, tra l’altro non certo uno dei pupilli di Walterone, se l’Inter molla altri due punti vitali nella corsa all’Europa, offrendo al Livorno ossigeno prezioso là sotto. La partita è avviata verso la vittoria nerazzurra, affannosa e faticosa quanto si vuole ma in fondo meritata, anche se si è giocato a ritmi vergognosamente bassi. Ma al 40’ della ripresa l’Inter vince comunque 2-1 ed è in controllo della gara, ha sfiorato da poco il 3-1 con l’ennesimo erroraccio da cinque metri di Icardi, senza contare che proprio Guarin ha sbagliato la ribattuta in rete.

Sia come sia, in un giro palla qualsiasi a centrocampo col Livorno che rincorre senza troppe speranze, Guarin allunga un pallonaccio all’indietro di trenta metri. Nel vuoto, o a nessuno. Anzi no, a Emeghara, che si trova una verde prateria davanti, lottando spalla a spalla con Samuel che però è in controtempo. Emeghara va, stanga in corsa il 2-2, lo screpolato e per questo fascinoso “Picchi” tuona, l’Inter si mangia i gomiti, Mazzarri non sapremo mai cosa. In ogni caso quelli che invocano l’introduzione della tecnologia nel calcio potrebbero cominciare a rasserenarsi: la moviola in campo è già tra noi, ha esordito ieri qui a Livorno. In una prima indimenticabile mezz’ora di contesa, chiamiamola così, la lentezza del gesto e l’affanno nelle rincorse, l’assenza disperante di cambio di passo e di intensità agonistica ricordano da vicino le immagini al rallentatore dei tempi che furono, come in quei servizi della Domenica Sportiva negli anni Settanta con Beppe Barletti che commentava i dribbling di Causio, e dopo Sassi e Vitaletti ci spiegavano se era rigore o no.

Rimane negli occhi, la povertà dello spettacolo nella prima parte di gara, col Livorno arroccatissimo a difesa del territorio e l’Inter che attacca, ma distinguendosi per la risibile accuratezza nei passaggi e l’incapacità di variare ritmo. Nessuno che riesce a entrare nell’area avversaria, men che meno il Livorno i cui contrattacchi sono del tutto privi dell’ardore che ci si attenderebbe da chi cerca di non affogare. Solo tiri da fuori (il più pericoloso di Emerson al 16’ Handanovic sventa) ed errori di misura in serie. Qualche giocatore col girovita a livelli di guardia. Persino il pubblico, ben disposto a spianare le ugole, pare ammosciarsi. Da mettersi le mani nei capelli, chi li ha.

Poi la difesa del Livorno, peraltro la seconda peggiore della A, decide di concedersi al timido invasore, e la partita cambia: colpiscono Hernanes al primo gol stagionale dopo rifinitura di Palacio e liscio di Icardi, poi Palacio su assist di Jonathan. Sembra fatta per l’Inter, ma una distrazione di Samuel regala lo spazio per l’1-2 a Paulinho al 9’ st (gran destro in corsa da corner), infine la frittata la prepara Guarin. Serata indimenticabile, anzi lugubre per Walterone. E la giornata era stata già triste di suo, con l’addio al calcio di Cristian Chivu, una delle ultime propaggini del Triplete, che si arrende tra le lacrime a un dito del piede che non è mai guarito. Senza che glielo addentasse nessuno, peraltro.