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Un gol in fuorigioco decide una partita tirata ma non bellissima. Inter molto concreta, Fiorentina con molta volontà, poca attenzione e un bel po’ di ruggine nelle gambe. Mazzarri sarà soddisfatto. Montella un po’ meno, visto che il Napoli oggi ha l’occasione di allungare a più sei. La buona notizia, per Firenze, si chiama Mario Gomez. Il tedesco torna in campo dopo cinque mesi esatti di assenza. La sua presenza peserà parecchio, nella lotta Champions. Comunque Montella alla vigilia lo aveva fatto capire: la Fiorentina è stanca. E, da quello che si vede sul campo, la sua non era una mezza bugia. La semifinale di Coppa Italia ha corroso energie un po’ a tutti. Turn over neanche a scherzare, visto che mancano un bel po’ di titolari: Borja Valero è squalificato, Savic infortunato, come Ambrosini. Per non dire degli attaccanti: Rossi è negli States, Mario Gomez in panchina con un autonomia di venti minuti a essere ottimisti. Ci sarebbe Matri, che però non è tra i titolari, perché Montella sceglie un 3-5-2 senza punte, visto che Joaquin è un’ala e Ilicic un pennellone trequartista.
Un anno fa la Fiorentina azzerò l’Inter di Stramaccioni con un modulo simile e le serate perfette di Jovetic e Ljajic. Forse l’idea è quella di provare a ripetere l’operazione falso nueve per lasciare la difesa dell’Inter senza punti di riferimento. Idea che però nel primo tempo non decolla mai, perché in realtà queste scelte sembrano fare il gioco di Mazzarri versione 2014, quello delle due punte (Palacio e Milito) e dei due interni di grande qualità come Guarin ed Hernanes. Infatti sono i centrocampisti della Fiorentina a vagare senza meta: per provare ad arrivare in area salgono in tanti, alla ricerca di spazi, di idee, di occasioni. Niente da fare. L’Inter è bella solida e, soprattutto, chiamata a recitare la parte che meglio le riesce: ripartire negli spazi in velocità. E gli spazi ci sono. E pure la velocità di Palacio che, dopo dodici minuti, lanciato da Guarin, sorpassa in scioltezza Compper e calcia dove Neto non può arrivare. Sul palo, però. La stessa azione viene ripetuta con piccole varianti un altro paio di volte, dalla parte più fragile della difesa di Montella. Prima un colpo di Milito viene respinto da Neto, poi lo stesso argentino insiste nel non vedere i suoi compagni liberi in aera e scarica il suo destro egoista sull’esterno della rete.
La Fiorentina, sotto lo sguardo del futuro premier Matteo Renzi e di Diego Della Valle, non morde. E l’Inter approfitta della sua fragilità. Stavolta inizia tutto a sinistra, dove Nagatomo gestisce un pallone con intelligenza. Poi è Guarin, dopo una finta, a inventare un assist in profondità per Palacio, che coglie tutti di sorpresa per il gol dell’uno a zero. Tutto perfetto, per la squadra di Mazzarri. E per Handanovic problemi zero, a parte un tiro di Vargas parato in due tempi. Poi però la Fiorentina trova non si sa bene un soffio di intensità che rimette a posto le cose al cinquantottesimo secondo nella ripresa. Cuadrado, fino a quel momento un po’ confuso e risucchiato nelle marcature difensive, inventa un rasoterra da fuori che non è chissà cosa, ma tanto basta per mandare in confusione Handanovic, che con un tuffo decisamente goffo contribuisce al pareggio della Fiorentina. Partita riaperta. Ma la Fiorentina resta stanca e l’Inter lo sa. Dopo un po’ di calcio senza lampi arriva un cross di Nagatomo e Icardi (entrato per Milito), di piatto riporta i suoi avanti. Tutto bello, e clamorosamente in fuorigioco. Ma il guardalinee non se ne accorge. E a questo punto gli ultimi due sussulti al cuore per i tifosi viola sono per l’ingresso di Mario Gomez e per un pallone che all’ultimo secondo il tedesco non riesce a spingere in porta. Il resto sono contropiedi facili che i nerazzurri buttano via per pigrizia o approssimazione. Ma per Mazzarri fila tutto liscio: dopo quattro sconfitte in trasferta ecco la prima vittoria. E a Firenze, per di più, davanti al futuro premier.
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