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Repubblica – Paroloni tra Mancini e Jovetic, inizia il rodeo. Inter trema al pensiero di…

Francesco Parrone

Nell’edizione odierna il quotidiano La Repubblica analizza la prima parte del campionato, che ha visto un nutrito gruppo di squadre contendersi il primato e la lotta ancora apertissima per lo scudetto: “PODEMOS. Si può fare, si può...

Nell'edizione odierna il quotidiano La Repubblica analizza la prima parte del campionato, che ha visto un nutrito gruppo di squadre contendersi il primato e la lotta ancora apertissima per lo scudetto: "PODEMOS. Si può fare, si può sognare, tutto è lecito e lo è per molti, mica per pochissimi eletti. Non solo per la solita nota, che da quattro anni ostenta vezzosa e caparbia la fatale stoffa tricolore al centro del petto. Lei, la Juventus, ma anche le altre. Almeno altre quattro, o forse addirittura cinque, contando pure il Milan che in fondo è appena a -4 dalla quinta e a -8 dall’Inter. Tutte possono perché tutte, qui e ora, sono lì, impegnate in un inesorabile cheek to cheek di gruppo, ognuna coi suoi talenti e le sue pene, ognuna imperfetta e perfettibile, ma anche peggiorabile. Le prime cinque in quattro punti dopo 17 giornate, mai successo. E’ il campionato più equilibrato, livellato verso l’alto o verso il basso che dir si voglia, nella storia della serie A con la vittoria che vale tre punti, ossia dal 1994. 

Un sabba di questo genere ricorda quello della stagione 1999-2000, quando le prime cinque erano chiuse in cinque punti alla diciassettesima: Juventus 36, Lazio 35, Parma e Roma 32, Milan 31, poi tutto terminò in volata tra Lazio e Juve, infine decisero all’ultima giornata Calori, la pioggia catartica di Perugia e Collina che ne attese la fine, così a Roma iniziarono a festeggiare. Ma le cinque in 4 punti di oggi sono un inedito, un primato, e raccontano alla perfezione questo strano e indecifrabile campionato, che ha avuto tre capoliste diverse (Inter, Fiorentina e Napoli), una grande in apparenza decaduta ma che ormai è tornata sotto con 7 vittorie in fila (Juventus), e la Roma che tutti danno sempre sull’orlo del baratro eppure è lì, con un allenatore sfiduciato ma è lì, nell’ultimo vagone del trenino ma è lì, agganciata. Cinque, e tutte diverse tra loro. L’Inter dei muscoli ma anche del talento e della formazione-tipo che non c’è e mai ci sarà, coi suoi entusiasmi improvvisi quanto le sue cadute,i suoi nervi sempre sotto pelle: l’altra sera c’è stato marasma nell’intervallo e alla fine di Inter-Lazio, sono volati paroloni tra Mancini e Jovetic e da lì lo spogliatoio si è trasformato in un rodeo, le vacanze annacqueranno, ma è la spia dell’inquietudine di chi ha da poco conquistato un ruolo e trema al pensiero di tornare nell’anonimato. Poi c’è il Napoli di Sarri che non era da Napoli (copyright Maradona) e invece lo era eccome, il Napoli che gioca bello e ha il più bravo di tutti in assoluto: Higuain segna sempre e segna gol decisivi, come i veri fuoriclasse. 

E la Fiorentina sbocciata come una rosellina di maggio sotto Paulo Sousa, la Viola che è la più quadrata e solida, che ha il giovane talento italiano più nitido (Bernardeschi) e un centravanti che ha iniziato a sentenziare quando nessuno ancora lo conosceva (Kalinic) e sentenzia anche ora che tutti lo conoscono, fa lo stesso. La Juventus che per tutti è la più forte, e ora che ha inquadrato Dybala e Mandzukic lo è ancora di più, e se avesse un Khedira sempre sano lo sarebbe del tutto. Infine la Roma, squassata e tormentata, troppo cedevole in difesa ma gonfia di qualità offensive, e quelle contano sempre. Tutte possono sognare, ma tutte devono migliorare. Persino il Milan, pensa te. Ci divertiremo di sicuro".