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L'analisi de La Repubblica sulla prestazione nerazzurra che ha ridato ai tifosi l'entusiasmo di un tempo: "Erano anni che non ascoltavamo il pubblico di San Siro uscire dallo stadio come su una nuvola, vibrando d’amore. La partita è finita da venti minuti e ancora c’è gente che ulula e non vuole saperne di andar via, l’orgasmo ha da essere il più lungo possibile, la notte è giovane. I proprietari cinesi, piombati qui per non perdersi una virgola, si danno di gomito: c’è una certa passione, in questi italiani, e che bello San Siro in serate simili. Ecco la tecnica e l’orgoglio dell’Inter. L’applicazione tattica, gli occhi di tigre, la fame. La mano di De Boer, anche. E la Juventus, una Juve comunque in sedicesimo, timidina fino alla sciatteria, che tiene nel fodero il nervo di bue e in panchina Higuain per 74 minuti, è schienata.
Dopo oltre sei anni. Senza contare che il 2-1 dà ancora più gusto al popolo, visto che detronizza la Juve, non più prima in classifica. Anche se il tabellino racconta che tutto si decide nella ripresa, nei 12’ che vanno dal vantaggio di Lichtsteiner (21’) al 2-1 di Perisic (33’) passando per il pareggio di Icardi, sono i primi minuti a indirizzare la sfida, nella psiche e nel quadro tattico. De Boer e Allegri risolvono in maniera diversa il problema comune della mancanza del regista: l’Inter col lavoro incessante di taglia e cuci di Joao Mario e Banega, due che sanno portare il pallone e disfarsene coi tempi giusti, con dietro Medel a protezione; la Juve con la forzatura di Pjanic in regia, che fatica, e ai suoi lati Khedira e Asamoah, entrambi però afasici e apatici, quando non dannosi come nel caso di Asamoah che regalerà il pallone della partita. In ogni caso è un’Inter che ruggisce, che pressa alto, che alza il livello agonistico subito (dopo 30” Murillo timbra la schiena di Dybala). Non trova mai la porta, ma intimidisce l’avversario, ed è quello che serve per rovesciare gli equilibri. La Juve stupisce per quanto è tenera, Joao Mario per quanto è ovunque e sempre in controllo.
Gli aggiustamenti tattici, coperte corte, sguarniscono la trequarti e dunque latitano le rifiniture, nella Juve ci deve pensare Dybala che in effetti un paio di buone sventagliate le propone mentre è Khedira che si ritrova a fare l’incursore in area con Mandzukic che si fa dare poco il pallone addosso, nell’Inter invece si preferisce l’aggiramento con Candreva ed Eder, ma soprattutto il primo è in serata bigia, trova un Alex Sandro implacabile. Uniche occasioni al 34’, nel giro di pochi secondi: Khedira schiaccia da solo di testa e coi piedi in terra, ma centrale, e poco dopo Icardi scheggia il palo alla sinistra di Buffon dopo palla rubata a Chiellini.
Gli affanni visibili in ripiegamento, persino le guance dei tre centrali juventini che si gonfiano per aspirare e buttare fuori aria sono l’immagine più nitida della ripresa, con l’Inter che tiene palla e la spinge in avanti, anche se non ha ancora aiuto dai terzini, la Juve che non esce e respinge via tutto. Il gol di Lichtsteiner (assist Alex Sandro) è un lampo nella notte, ma l’Inter è tutta fuoco e tutta Icardi: suo il colpo di testa dell’1-1 su corner di Banega, suo il magnifico assist di esterno, dalla linea di fondo, per il 2-1 di Perisic dopo orrore in disimpegno di Asamoah. Ha un grande centravanti, l’Inter, e si sapeva. Ha anche però una squadra intorno, che se registrata potrà arrivare in zona Champions col sigaro tra i denti. E ieri è stato come rinascere, dopo un’estate di pasticci".
(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 19/09/16)
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