Dal quotidiano la Repubblica, un'analisi sul 'non utilizzo', quasi incomprensibile, del Varin queste prime quattro giornate di Serie A: "Dopo il successo dello scorso anno, sono bastate 4 giornate per far temere una crisi di rigetto. Cosa è successo al Var? Se lo sono chiesti Spalletti e Cairo, convinti di essere stati penalizzati dagli assistenti seduti in cabina di regia, a San Siro come al Friuli. In entrambi i casi, per evitare uno sciame di polemiche condivisibili, sarebbe bastato ricordarsi di avere a disposizione la tecnologia. Ma in tutta la giornata, l’unico intervento della moviola in campo è stato quello per segnalare a Chiffi lo sputo di Douglas Costa a Di Francesco in Juve-Sassuolo: segnalazione lenta (il gioco era ripreso) ma consentita, visto che gli episodi violenti sono gli unici in cui la chiamata differita è ammessa.
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Il mantra che il designatore Rizzoli ha sempre ribadito è: il metro è lo stesso della fine del campionato scorso. Quando pareva che gli arbitri avessero trovato anche una certa uniformità. Ma continuando a questo ritmo, a fine campionato il video arbitro entrerebbe in scena 17 volte meno della stagione d’esordio. Il Mondiale non ha imposto insomma un nuovo protocollo, ma suggerito una applicazione diversa. In una competizione in cui il valore di arbitri e assistenti è il più alto possibile, tanti direttori di gara (come il nostro Rocchi) hanno chiuso la rassegna senza bisogno di “aiutini”. E l’Italia ha collezionato applausi. Questo ha forse alimentato la convinzione inconscia che anche da queste parti se ne potesse fare un uso più parsimonioso. Di certo sono aumentati gli errori. Il primo della stagione, sabato a Milano: Rocchi al Var non ha segnalato all’arbitro Manganiello di andare a rivedere un tocco sospetto di Dimarco col braccio sulla linea. Lui, Manganiello, a cui forse spettava la decisione, dava l’idea di non avere idea di cosa fosse successo. Magari, se la “forbice” d’esperienza tra i due fosse stata meno ampia il primo avrebbe avuto meno remore e il secondo la furbizia per chiedere in autonomia di andarla a rivedere. Certo, i falli di mano sono da sempre il tallone d’Achille del protocollo: da quest’anno, per segnalarli non serve nemmeno più un “chiaro errore”, basta il “legittimo dubbio”. In questo caso però l’errore non è stato dare o meno il rigore: ma non sfruttare il salvavita del monitor".
(Fonte: Matteo Pinci, Fabrizio Turco, la Repubblica 17/9/18)
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