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Repubblica – Si spende più per stipendi che per cartellini: dai club di A…

Quello appena concluso è stato un mercato in chiara ed evidente crescita. I club italiani hanno speso in lungo e largo, avvicinandosi lentamente a quelli che furono i fasti di un tempo. Mancano probabilmente ancora i nomi pesanti, ma la carta...

Giovanni Montopoli

Quello appena concluso è stato un mercato in chiara ed evidente crescita. I club italiani hanno speso in lungo e largo, avvicinandosi lentamente a quelli che furono i fasti di un tempo. Mancano probabilmente ancora i nomi pesanti, ma la carta monetà è girata, non poco, riportando in auge un torneo che da qualche anno sembrava caduto in un sonno profondo. Questo l'approfondimento di Repubblica oggi in edicola: "L’anno del boom. Le spese folli della A ne spingono la ripresa, certificata dal report annuale del TMS (Transfer Matching System), il cervellone elettronico della Fifa che veglia su tutti i trasferimenti mondiali: da oggi su fifatms.com. Le italiane hanno investito 389milioni di dollari (350 mln di euro), nuovo record (+55%sul 2014), e ne hanno incassati 274. 

Un anno fa, il bilancio fu in pareggio. Soprattutto, hanno arricchito gli intermediari: 45,3 milioni di commissioni, in pratica una gabella di 566mila dollari su ogni affare. Più alta che in Premier (406mila $). Cordoni allentati, portafogli generosi,propriomentre il restod’Europa scopreladecrescita (-2% in Inghilterra, -7% in Germania, -23% in Spagna). L’Italia resta il terzo mercato, dopo Inghilterra e Spagna e davanti a Francia (+65%) e Germania. In estate si sono mossi nel mondo 6325 giocatori e sono stati spesi 3,1miliardi di dollari, di cui 2,3 solo nelle 5 grandileghe europee.Ogni tremonete in giro, una è uscita dalle casse della Premier. Impressionante.

Mark Goddard, general manager di Fifa TMS, osserva: «Nonostante la lieve flessione,l’Inghilterra restanettamente avanti, ha speso da sola un miliardo, più del doppio della Spagna. Lanovità èl’incremento di Italia e Francia, insieme all’avanzata dei paesi asiatici dove gli stipendi sono ormai inlineaconquelli deiclub europei». Si spende di più in ingaggi che in cartellini: nel 2014, su10,3 miliardi circolanti nel calciomercato, 6 erano di salari pattuiti, 4 di acquisti e le briciole rimanenti in commissioni. Ma come si spiega la ripresa dell’Italia? «Inostri studi— prosegueGoddard — evidenziano variazioni ciclichenei volumidi spesa: adanni dicrescita segue una frenata e viceversa. È fisiologico. Nuovi contratti televisivi, dinamiche interne ai club, politiche degli stadi possono spingere paesi che avevano speso dimeno finora». L’Italia ha investito di più eppure ha comprato meno giocatori (195, contro i 266 di un anno fa: c’è il tetto alle rose ora), perciò il valore medio dei trasferimenti è salito a 6,1 milioni di dollari. I nuovi arrivi in A hanno 23 anni e 7 mesi, in prevalenza da Brasile (18) e Croazia (17). Il principale partner commerciale è stata la Liga con 63 operazioni (31 arrivi, 32 partenze).Meno calciatori presi a parametro zero (33%, erano il 38%) e più acquisti a titolo oneroso (dal 22% al 25%): timidi segnali