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Repubblica – Spalletti nero e deluso, Inter senza intensità. Karamoh…

L’Inter, capolista in campionato, con le riserve in campo non segna un gol a una squadra di C e passa solo al settimo rigore

Francesco Parrone

L’onore lo salva il samurai Yuto Nagatomo, antieroe per definizione: dopo 120’ senza gol e al settimo rigore della serie finale, è lui a piantare il sinistro nell’angolo alla destra del magnifico Perilli, e la favola del Pordenone finisce lì, quasi a mezzanotte. L’Inter è ai quarti di Tim Cup, ma è stata una fatica erculea, inattesa. La prima in classifica di A, imbattuta e veleggiante chissà verso quali lidi, che deve spremere ogni energia per piegare il Pordenone, sesto nel girone B di serie C. Infatti già arrivare ai supplementari era stato un successone, per i prodi di Leonardo Colucci, e l’ovazione degli splendidi 4000 tifosi al seguito al 120’ minuto ha dato il senso della serata: in campo i giocatori si sono vigorosamente abbracciati ancor prima dei rigori, il più era fatto, la storia era scritta mentre il volto di Luciano Spalletti era nero notte, di dispetto e di delusione.

Del resto stavolta al maestro di piantumazioni e miracolosi recuperi di arbusti asfittici l’innesto non è riuscito. Far trasmigrare lo spirito della prima in classifica, anzi dei suoi titolari, sulla pelle di chi è stato quasi sempre solo riserva, non ha dato frutti. C’erano nove giocatori diversi rispetto alla piccola impresa dello Stadiumdi appena tre giorni prima (Skriniar e Vecino i soli reduci), troppi affinché la solidità generale non ne risentisse, e la differenza è balzata agli occhi. Al Pordenone che era messo in campo con rigore e dignità, senza slabbrarsi mai, tenendo il confronto con il grande avversario e rispondendo spesso con veloci incursioni, l’Inter ha risposto con una manovra lineare ma priva del fuoco e delle variazioni che di solito garantiscono Candreva e Perisic, per tacere del picchiettare continuo di Borja Valero. Secondo la Repubblica i sostituti, soprattutto Eder, Dalbert, Karamoh e l’imberbe Pinamonti, non hanno offerto le prove tonitruanti, da panchinari irrimediabili che vogliono mettere in difficoltà il mister, che Spalletti si attendeva: soprattutto Karamoh, che impilerà tre occasioni fallite davanti a Perilli prima di uscire tra i fischi, mentre di Cancelo si può dir bene per i frequenti affondi laterali dalla mezz’ora in poi. È un’Inter cui è mancata intensità e lucidità per almeno 70 minuti, rischi nella propria trequarti compresi, prima che gli ingressi di Perisic e Icardi spostassero la partita, ma non il risultato, dentro l’area del Pordenone.

Ma nel frattempo gli ospiti avevano provano a far male e quasi ci riuscivano, indomiti: eccellente Magnaghi al 31’ pt, controllo spalle alla porta e sinistro fulmineo dal limite, e ancora più bello il tuffo di Padelli che devia sul palo, poi al 40’ Lulli fallisce da pochi passi e nella ripresa due volte Sainz Maza è pericoloso. Dal 75’ in poi è invece solo Inter, ma la mira di Perisic e Icardi è imprecisissima e nei supplementari a Maurito capita di prendere un palo e di sbagliare ancora, in ogni caso il portiere Simone Perilli ostenta una rettezza negli interventi e una presenza scenica da serie A, e sono i suoi sforzi uniti a quelli di tutti i suoi compagni a trascinare il Pordenone fino ai rigori, un sogno che si è fatto realtà. Dal dischetto finisce 5-4 per l’Inter, Perilli fa in tempo a parare due rigori ma non il quinto di Icardi, poi decidono la parata di Padelli su Parodi e il sinistro in buca d’angolo di Nagatomo.

(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 13/12/17)

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