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E’il momento di aggrapparsi all’interismo, in alto i cuori: «Affronteremo la Juve a viso aperto. Sono convinto che la nostra sarà una grande prestazione: e vivi davvero l’Inter questa non è una partita come le altre. Crediamo con tutte le nostre forze al terzo posto». E soprattutto: «Io sulla panchina della Juve? Mi riesce difficile immaginarmi lì perché sono ancora un allenatore giovane. E comunque, quando fra 5-6 anni andrò via da qui mi vedo magari su un’altra panchina, dai, non proprio su quella...». Andrea Stramaccioni si stringe a coorte, sceglie di accantonare i sussulti dell’anima (ma qui dentro sono davvero tutti con me o qualcuno rema contro? rinviare il problema) e di sentirsi più interista che mai, perché la Juve val bene un battitodi cuore più appassionato.
Allora se addirittura Conte, simbolo juventino da quasi vent’anni, ammette che in futuro potrebbe anche allenare l’Inter perché qua siamo tutti professionisti, Strama dice che no, lui la Juve mai. Tutto può servire, in questo nebuloso periodo interista, con una squadra reduce da quattro punti nelle ultime quattro di campionato e la Juve alle porte, anche se si spera sia meno affamata del solito perché l’Allianz Arena la attende già martedì.
«Ce la giocheremo come all’andata», si augura Stramaccioni, ben sapendo che equilibri tattici e psicologici saranno diversissimi e che la vigilia interista è stata per sua stessa ammissione «non molto lineare»: Guarin è tornato solo ieri dopo aver perso svariate coincidenze aeree, si è allenato da solo, pare abbia raccontato di essere stato trattenuto sulla via di Milano da Aureliano Buendìa e la sua sterminata famiglia, insomma il suo comportamento non è piaciuto a nessuno e forse oggi ci si priverà di lui, almeno in avvio, anche se sarebbe l’uomo giusto contro Pirlo.
Poi c’è il gran dubbio legato a Samuel, che forse rientra dopo 83 giorni o forse no: «E’ uno di quelli di cui mi posso fidare: se mi dice che se la sente, allora sono certo che giocherà alla grande. Se non c’è, non c’è», e da Samuel dipende anche la difesa a3 o a 4. Senza contare che Stankovic ha ancora problemini, e che Gargano e Pereira sono tornati con un giorno di ritardo dal Sudamerica.
Insomma, formazione incerta e scelte al limite, come sempre da novembre in qua: «Il rammarico è che dopo la vittoria di Torino all’andata non abbiamo avuto continuità, dovendo cambiare spesso per via degli infortuni, è stato un tormentone», che ha portato l’Inter a perdere un punto a partita dalla Juve. Ma oggi si deve azzerare tutto, e provare a partire meglio rispetto alle ultime uscite in campionato, caratterizzate da primi tempi orrendi: «Sarà importante l’approccio e ci vorrà una fase di non possesso quasi perfetta», ammette Strama, ma poi ci vorrà anche molto altro.
Tipo che gli attaccanti segnino: «Palacio l’ho visto un po’ frullato dopo la partita in Bolivia, ma contro la Juve andràalla grande. Cassano? Sono sicuro che ci trascinerà». Speranze, non certezze, ma di speranze si vive. Come quelle sul futuro, con una frecciata a chi dubita della sua permanenza: «Le parole di Moratti su di me sono fondamentali, anche perché se sbaglia un aggettivo vengo travolto da nomi di futuri allenatori... Mourinho? Sono tranquillo perché so come stanno le cose, me lo ha detto Moratti, anzi mi dispiace che il nome di Josè venga usato per illudere i tifosi».
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