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Repubblica – Thohir si gusta l’Inter e la Canalis. Uomo fortunato…

Francesco Parrone

Forse Elisabetta la conosceva già, perché una certa Indonesia è globalizzata almeno quanto Milano. O forse non l’aveva mai vista, neppure in foto, neppure sul web, neppure quando mezzo mondo sapeva che era la fidanzata di George Clooney....

Forse Elisabetta la conosceva già, perché una certa Indonesia è globalizzata almeno quanto Milano. O forse non l’aveva mai vista, neppure in foto, neppure sul web, neppure quando mezzo mondo sapeva che era la fidanzata di George Clooney. Comunque Erick Thohir, che dell’Italia ha spesso magnificato bellezze artistiche, buon cibo e bei negozi, ieri ha apprezzato un altro interessante aspetto del nostro paese. Quando il tacco di Palacio gli ha regalato la sua prima vittoria da presidente, e al suo primo derby, Erick Thohir si è visto esultare davanti la tifosa interista Elisabetta Canalis che era seduta una fila davanti a lui. E la festa è stata davvero completa. Forse è un uomo fortunato, Erick da Jakarta. Perché questo era un derby dai mille rischi, soprattutto ambientali: da presidente aveva infilato tre pareggi e una sconfitta, iniziavano già a girare brutte dicerie e si sa come sono fatti gli italiani, ti piazzano un’etichetta e addio.

Tutto spazzato via. Per la prima volta da solo in tribuna, senza Moratti e con sua moglie a fianco, Thohir vince il derby, dopo averlo seguito col cuore in gola, spesso pizzicato dalle telecamere in muta preghiera a mani giunte nelle fasi più calde della partita. Ma lo vince. Con merito, col cuore dei giocatori, con le scelte di Mazzarri cui ha rinnovato la sua fiducia alla vigilia, col tacco di Palacio che è il formidabile cappello alla serata. Il primo derby non lo scorderà mai, mister Erick. «Voglio vincerlo, ho fiducia in Mazzarri e nei giocatori», aveva sorriso prima del via, entrando allo stadio. Poi, a mezz’ora dall’inizio, ha chiesto e ottenuto di conoscere Barbara Berlusconi e i dirigenti del Milan.

Quindici minuti di chiacchiere, con Galliani e Gandini da una parte, Fassone e Angelomario Moratti, detto Mao, dall’altra. I dispacci ufficiali parlano di incontro in cui c’è stata identità di vedute sul futuro, ma sono state le uniche: poi è iniziata la partita e ognuno ha pensato a sé. «Grande vittoria, spero ne arrivino altre - ha detto alla fine un Thohir raggiante - Gli eroi sono i giocatori, l’allenatore, i tifosi. Il nostro obiettivo è creare una grande Inter ma non solo a gennaio, ci vogliono 2-3 anni per farlo. Guarin? Uno dei migliori, dovremo decidere se lasciarlo partire o no». Infine è spuntato Palacio, che dopo una partita alla Graziani segna quel gol alla Bettega che fa venire giù lo stadio e alzare in piedi Elisabetta ed Erick. Per il Trenza è la decima freccetta stagionale, la prima al Milan e in un derby milanese.

Un gol speciale, unico: «E’ il più importante della mia carriera. Sono felice per la squadra, per me, per tutti. Vittorie come questa danno fiducia, ti permettono di lavorare con maggiore serenità alla ripresa del campionato. Adesso siamo tutti stanchi, abbiamo bisogno di riposo. Ma ce ne andiamo in vacanza tutti contenti e al ritorno continueremo così». Ritorneranno tardino, tra l’altro: i sudamericani dell’Inter riprenderanno a lavorare il 2 gennaio, gli italiani e gli europei o nordafricani il 31 gennaio.