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In un passaggio dell'intervista rilasciata al quotidiano Repubblica dall'allenatore dell'Inter Walter Mazzarri, il tecnico livornese ripercorre la sua carriera da allenatore, cominciata nel lontano 2001 ad Acireale: «Il presidente è Pulvirenti, che ha cacciato 15 allenatori nei tre anni precedenti. Esordisco a Pozzuoli, 1-1. Tempo dopo perdo un derby e tutti pensano che verrò esonerato. Mi trovo i tifosi sotto casa: ci parlo fino alle 2 di notte, spiego e argomento, finisce che mi applaudono. L’indomani Pulvirenti mi convoca: «Lei mi ha convinto, ho capito di avere un allenatore vero». Da lì Pistoia in C1, il Livorno in B che dovrebbe fare un campionato tranquillo invece lo porto in A dopo 55 anni, con Chiellini e altri; tre anni alla Reggina, con salvezze da record, il lancio di gente come Mozart, Nakamura e Rolando Bianchi che vengono venduti con enormi plusvalenze, vado via che la Reggina ha il miglior bilancio della A; e la Samp che con me torna in Europa e in finale di Coppa Italia dopo una vita, Bellucci al record di gol, Franceschini e Sammarco bravissimi, Cassano rigenerato, Maggio che è il simbolo perché parte come riserva di Zenoni e poi segna 9 gol, arriva in nazionale... Infine il Napoli in Champions, ora l’Inter. Un passo dopo l’altro, sudandomi tutto».
E lasciando tutti i club in condizioni economiche eccellenti, a differenza di altri allenatori che magari vincono ma lasciano macerie. E’ un suo vanto anche questo? «Certamente. A volte c’è approssimazione nel giudicare un tecnico, che secondo me è stato bravo non solo se ha vinto un trofeo, ma soprattutto quando i risultati sportivi e aziendali coincidono. Io ci sono riuscito spesso, anzi sempre. A Thohir illustrerò il mio lavoro come ho fatto con tutti i presidenti, e ce ne sono tanti che mi amano ancora, poi valuti lui».
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