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Repubblica – Udine terza e felice. La nuova fame di Stramaccioni…

Abbiamo una fame pazzesca». Parla dei suoi giocatori, ma anche di sé. Le fauci spalancate per l’ambizione, del resto, le ha da sempre, anzi non si è mai creato il problema di ostentarle. Dunque c’è il sospetto che l’appetito non si...

Francesco Parrone

Abbiamo una fame pazzesca». Parla dei suoi giocatori, ma anche di sé. Le fauci spalancate per l’ambizione, del resto, le ha da sempre, anzi non si è mai creato il problema di ostentarle. Dunque c’è il sospetto che l’appetito non si sazierà con questo terzo posto, che per lui è solo l’olivetta dell’aperitivo, eppure Strama ha imparato a sue spese che in serie A bisogna andare per gradi, un passo alla volta, secondo natura e quindi senza salti, altrimenti ci si fa male, malissimo. Altrimenti si fa la fine di Giulio Cesare, o di Andrea Stramaccioni quando allenava l’Inter: salire molto in alto e goderne l’ebbrezza al punto da sottovalutare o sottostimare le congiure, e così finire pugnalato dal collegio senatorio tutto, proprio voi, padri miei, figli miei. Ma era un’Inter sbagliata e a fine ciclo, non voleva gestori né consoli, voleva solo consumare se stessa e chi si azzardava a mettere ordine. Non era un’Inter per Stramaccioni, pastore di anime giovani e giovane lui stesso, con tante cose da imparare insieme al suo gregge, e all’epoca esordiente assoluto a certi livelli, mandato allo sbaraglio in un recinto di leoni travestiti da pecorelle.

Questa Udinese, piuttosto, appare ben più adatta a lui e al suo percorso. Un progetto di crescita, un nugolo di giovani e pochissimi anziani, un ambiente disteso, pochi riflettori addosso, molto lavoro silente che chi sa lavorare, e Strama è tra questi, può far fruttare. Ora eccoli lassù, 9 punti in quattro partite, tre vittorie e una sola sconfitta, ma in casa della Juventus. E l’ultima vittoria nella sua Roma e nel suo stadio, dove da allenatore dell’Inter era uscito sempre grattandosi pensosamente la zucca. «Vincere qui mi dà un gusto particolare, è lo stadio in cui sono cresciuto. E contro la Lazio poi perdevo sempre», perché il riferimento, obbligato, va sempre a quella stagione disgraziata, con gli ultimi tre mesi a guidare una truppa di fatto ammutinata anche se ufficialmente infortunata, e dover giocare ogni volta con Rocchi e Alvarez in attacco non fu il massimo della vita. Contro la Lazio ha vinto con un gol di Thereau, e anche lì la lingua torna a battere nel solito posto: «Mi è sempre piaciuto Thereau, lo avrei voluto all’Inter come vice-Milito», ma l’infernale giochino dei veti incrociati non glielo permise. Acqua passata, forse. Il presente è Udinese, dunque Pozzo, il presidente che ha tolto Stramaccioni dal freezer lungo un anno cui l’esonero dall’Inter l’aveva costretto: «Sono riconoscente a Pozzo, ha un progetto chiaro ed esemplare: almeno 40 punti per la salvezza, valorizzare i giovani, far divertire il pubblico se possibile. Qui abbiamo un ottimo mix tra giovani emergenti e i veterani, che sono Di Natale, Pinzi, Domizzi e Danilo. Abbiamo una fame pazzesca. Tutti vogliono mettersi in mostra». 

Non ha toccato la difesa a tre lasciatagli in eredità da Guidolin, ma intanto a Roma è passato ai 4 per un’emergenza dettata dagli infortuni eppure il reparto non ha sofferto. Il suo vice è Dejan Stankovic, a lui vicinissimo, assai prezioso nei colloqui con i giocatori e come consigliere tout court. In porta ci sono i 29 anni del greco Karnezis, che ai Mondiali ha dimostrato di conoscere il mestiere, e non i 18 di Scuffet, ma per chi frequenta gli allenamenti non è una sorpresa: pare che il fanciullo abbia ancora molto da imparare a livello di tecnica di base, e forse ha sbagliato a non accettare la cessione all’Atletico Madrid. Intanto, eccoli terza forza del campionato. E lunedì c’è Udinese-Parma. Quindi Strama contro Cassano, uno dei primi congiurati di due anni fa. Poi, per i giochi del destino, hanno finito per avere lo stesso manager. Ma la vita è così, a volte ti beffa, a volte restituisce. E un giorno, chissà, l’Inter potrebbe anche tornare a far parte della vita di Stramaccioni. Ne riparleremo.