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Retegui: “Sono un ragazzo semplice. Nel Tigre le mie radici, ma il futuro è l’Europa”

Italia Retegui
L'attaccante della Nazionale italiana, seguito da tanti club tra cui anche l'Inter, ha parlato delle sue origini e anche del suo futuro

Andrea Della Sala

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Mateo Retegui si è raccontato. L'attaccante della Nazionale italiana, seguito da tanti club tra cui anche l'Inter, ha parlato delle sue origini e anche del suo futuro. L'Europa è il suo sogno e potrebbe realizzarsi questa estate.

Di Retegui calciatore si sa ormai quasi tutto. Ma chi è Mateo?

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«Un ragazzo tranquillo, dal profilo molto basso, che ama stare a casa, allenarsi, passare tempo con la famiglia, i suoi cinque cani e gli amici, guardare film e serie tv. Se dovessi usare una parola, direi semplice».

Retegui: “Sono un ragazzo semplice. Nel Tigre le mie radici, ma il futuro è l’Europa”- immagine 2

Com’è il rapporto con suo padre Carlos?

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«Molto forte. Oltre che un grandissimo giocatore, è stato allenatore dei Leones e delle Leonas (le nazionali argentine di hockey; n.d.r.). Per me è stato il miglior allenatore del mondo, oggi è il segretario dello sport della città di Buenos Aires. Oltre a essere colui che segue i miei interessi. Ma io ho un rapporto strettissimo con tutta la mia famiglia. Con Micaela poi è speciale, ha due anni più di me, è mia sorella ma soprattutto la mia migliore amica, con lei condivido tutto».

Lei è nato a San Fernando, gioca nel Tigre. Tutta la sua esistenza in pochi chilometri quadrati.

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«Sì. Papà vive a pochi chilometri da qui, mamma a cinque isolati dallo stadio del Tigre, gli amici sono quelli di sempre. Qui ci sono tutte le mie radici. Per il momento, perché il futuro potrebbe essere in Europa».

Retegui: “Sono un ragazzo semplice. Nel Tigre le mie radici, ma il futuro è l’Europa”- immagine 2

L’hockey le ha insegnato l’intensità, lei non molla mai.

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«È uno sport estremamente dinamico, ma il calcio di oggi va nella stessa direzione. Devi correre tutto il tempo, sennò ti complichi la vita. Una delle mie caratteristiche è sempre stata di correre tanto, dare una mano in ogni zona del campo, in attacco come in difesa. Il calcio è uno sport di squadra e io credo molto in questo concetto. Oggi mi sento un giocatore molto più completo».

Come è stato giocare al Maradona da argentino?

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«Debuttare in quello stadio con la maglia dell’Italia è stato stupendo, è difficile da spiegare, per tutte le sensazioni che provavo quando sono entrato in campo, sentire tutta quella gente. Bellissimo. Avrei solo voluto vincere, sarebbe stato il debutto perfetto».

Come è stata la reazione qui in Argentina, da parte dei suoi compagni, dei tifosi, della stampa, alla chiamata dell’Italia?

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«Sono stati tutti molto felici. Beh, ci sarà anche chi non l’ha presa bene, ma in generale sono contenti per questa opportunità. Per me è un orgoglio, per la mia famiglia anche».

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