Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Mateo Retegui si è raccontato. L'attaccante della Nazionale italiana, seguito da tanti club tra cui anche l'Inter, ha parlato delle sue origini e anche del suo futuro. L'Europa è il suo sogno e potrebbe realizzarsi questa estate.
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Retegui: “Sono un ragazzo semplice. Nel Tigre le mie radici, ma il futuro è l’Europa”
Di Retegui calciatore si sa ormai quasi tutto. Ma chi è Mateo?
—«Un ragazzo tranquillo, dal profilo molto basso, che ama stare a casa, allenarsi, passare tempo con la famiglia, i suoi cinque cani e gli amici, guardare film e serie tv. Se dovessi usare una parola, direi semplice».
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Com’è il rapporto con suo padre Carlos?
—«Molto forte. Oltre che un grandissimo giocatore, è stato allenatore dei Leones e delle Leonas (le nazionali argentine di hockey; n.d.r.). Per me è stato il miglior allenatore del mondo, oggi è il segretario dello sport della città di Buenos Aires. Oltre a essere colui che segue i miei interessi. Ma io ho un rapporto strettissimo con tutta la mia famiglia. Con Micaela poi è speciale, ha due anni più di me, è mia sorella ma soprattutto la mia migliore amica, con lei condivido tutto».
Lei è nato a San Fernando, gioca nel Tigre. Tutta la sua esistenza in pochi chilometri quadrati.
—«Sì. Papà vive a pochi chilometri da qui, mamma a cinque isolati dallo stadio del Tigre, gli amici sono quelli di sempre. Qui ci sono tutte le mie radici. Per il momento, perché il futuro potrebbe essere in Europa».
L’hockey le ha insegnato l’intensità, lei non molla mai.
—«È uno sport estremamente dinamico, ma il calcio di oggi va nella stessa direzione. Devi correre tutto il tempo, sennò ti complichi la vita. Una delle mie caratteristiche è sempre stata di correre tanto, dare una mano in ogni zona del campo, in attacco come in difesa. Il calcio è uno sport di squadra e io credo molto in questo concetto. Oggi mi sento un giocatore molto più completo».
Come è stato giocare al Maradona da argentino?
—«Debuttare in quello stadio con la maglia dell’Italia è stato stupendo, è difficile da spiegare, per tutte le sensazioni che provavo quando sono entrato in campo, sentire tutta quella gente. Bellissimo. Avrei solo voluto vincere, sarebbe stato il debutto perfetto».
Come è stata la reazione qui in Argentina, da parte dei suoi compagni, dei tifosi, della stampa, alla chiamata dell’Italia?
—«Sono stati tutti molto felici. Beh, ci sarà anche chi non l’ha presa bene, ma in generale sono contenti per questa opportunità. Per me è un orgoglio, per la mia famiglia anche».
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