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Karl-Heinz Riedle, ex giocatore del Borussia Dortmund, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, analizza la sfida di stasera tra Inter-Borussia.
Davvero Conte deve temere il tifo?
«Lo penso: se lo stadio sarà quello che mi aspetto, per l’Inter sarà una serata complicata».
Fuori dai denti: il favorito?
«Sarà una gara diversa da San Siro. Se intende favorito per il match, dico il Borussia. Ma per la qualificazione è avanti l’Inter: Favre deve vincere almeno 2-0, mica semplice. E se non ci riesce, per me è quasi fuori».
Quali impressioni le ha lasciato la gara d’andata?
«Il Dortmund non aveva attaccanti, la prestazione è stata condizionata, anche dal punto di vista mentale. L’Inter non ha fatto molto per vincere. Anzi, a dirla tutta mi sono un po’... spaventato nel vedere una squadra così difensiva in casa. Ora il Borussia si è tirato fuori dai guai, è in fiducia. Mi aspetto una gara molto aperta, ecco».
Pensa che Favre cambierà qualcosa nel suo atteggiamento tattico?
«La difesa a tre di Milano era dettata dalle assenze. La partita non è andata bene, stavolta tornerà al solito modulo».
Crede che l’Inter possa essere agevolata dal fatto di lasciare l’iniziativa al Dortmund?
«Non penso. Il Borussia è abituato a giocare contro squadre chiuse, gli uomini di Favre sono maestri in questo. L’Inter sarà la solita, Conte imposta le sue formazioni sempre nella stessa maniera, lo faceva anche col Chelsea e con l’Italia».
E’ una critica?
«No, intendo dire che le sue squadre si riconoscono subito. Hanno due grandi pregi: l’ordine tattico. E un feeling con i giocatori che si percepisce anche da fuori».
Ricordi del Conte giocatore?
«Come si agita ora in panchina, faceva pure in campo. Un lottatore, una personalità che si faceva sentire».
Chi decide la partita?
«Reus dentro o fuori sposta molto, allora del Borussia dico il collettivo. Dell’Inter penso che Lukaku possa fare ancora meglio come prestazioni. Ma chi mi ha impressionato è Lautaro: ha dimostrato di poter decidere una partita da solo».
Pensa sia pronto per il Barcellona?
«Non faccio fatica a credere che abbiano pensato a lui. Si capisce dai piccoli movimenti, da come sente e vede la partita».
(Gazzetta dello Sport)
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