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Inter, quanti rimpianti. Inzaghi non ha sfigurato al cospetto di Guardiola

Inter, quanti rimpianti. Inzaghi non ha sfigurato al cospetto di Guardiola - immagine 1
Il giorno dopo la sconfitta di misura contro il Manchester City, la Repubblica analizza nel dettaglio la prova dell'Inter

Il giorno dopo la sconfitta di misura contro il Manchester City, la Repubblica analizza nel dettaglio la prova dell'Inter che ha tenuto testa a una super squadra fino alla fine.

"L’Inter non è uscita sconfitta dal campo per ragioni tecniche. Il divario lo ha costruito un gol abbastanza fortuito di Rodri, dopo quello divorato da Lautaro e prima delle 4 enormi occasioni che avrebbero potuto e dovuto scrivere un pareggio equo. Né Simone Inzaghi ha sfigurato al cospetto di Guardiola, che ha vinto la sua prima Champions fuori dal Barcellona, ma senza strabiliare. Il primo tempo si è rivelato una gara di tattica esasperata, tra duellanti di opposte scuole filosofiche. Dipinto dai colleghi stessi come geniale ideatore di sempre nuove invenzioni, stavolta Guardiola ha escogitato un sistema offensivo particolarmente elastico".


Inter, quanti rimpianti. Inzaghi non ha sfigurato al cospetto di Guardiola- immagine 2

"La prevista staffetta Dzeko-Lukaku, leggermente anticipata dalla spossatezza del veterano, ha messo ansia ad Akanji, che ha regalato a Lautaro il pallone magico. Solo che l’argentino, di fronte alle due opzioni ha scelto la seconda e ha centrato Ederson. Il pareggio non sarebbe stato utopia, ma Lukaku ha parato di piede il colpo di testa di Dimarco, che stava segnando d i testa sulla ribattuta della traversa al suo colpo di testa precedente".

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"Poi il fallace centravanti ha sparacchiato da due passi, ancora di testa, sul ginocchio di Ederson. Il quale si è infine guadagnato con la parata definitiva su Gosens la gratitudine di Guardiola e di Mansour, che ha visto il City allo stadio per la seconda volta nella sua vita. Zhang senior non c’era, trattenuto pare in Cina da problemi non calcistici. Che la serie A abbia raggiunto tutte e tre le finali delle coppe europee – perdendole, però tra gli applausi – è frutto evidente del genio patrio e di un livello del campionato che sta salendo, nonostante i miliardi degli altri".

(Repubblica)

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