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Romeo: “Con l’Inter grandi stimoli, vi spiego il mio ruolo innovativo. Vorrei…”

Andrea Romeo, ex arbitro di Serie A e nuovo dirigente dell’Inter (voluto con forza dal dg Fassone) addetto ai rapporti con gli arbitri, lo scorso anno è stato protagonista di un caso del tutto originale per il mondo arbitrale, un caso che...

Dario Di Noi

Andrea Romeo, ex arbitro di Serie A e nuovo dirigente dell'Inter (voluto con forza dal dg Fassone) addetto ai rapporti con gli arbitri, lo scorso anno è stato protagonista di un caso del tutto originale per il mondo arbitrale, un caso che portò alle sue dimissioni da vice-commissario AIA (CAN D) e ad un addio definitivo all'ambiente dell'Associazione Italiana Arbitri. Lo scontro coinvolse lui e il presidente Nicchi, in seguito alla partecipazione dello stesso Romeo ad un programma Sky condotto da Alessandro Bonan: secondo il regolamente AIA, tali interviste restano vietate, e così Romeo, per poter raccontare a tutti alcuni aneddoti della vita di un arbitro, diede le dimissioni dal suo incarico per prendere parte alla trasmissione. Successivamente per lui si sono aperte altre strade, e da poche settimane è diventato un nuovo dirigente nerazzurro.

Il sito iamcalcio.it lo ha intervistato e, così, il fischietto di Verona si è messo a sua disposizione per parlare di quello scontro, della vita di un arbitro e della nuova avventura con l'Inter. Ecco le sue parole...

Andrea, tu sei senza dubbio il pioniere della possibile svolta mediatica della nostra ormai ex categoria. Com'è maturata questa tua scelta? E' infatti ben noto che, secondo la politica e il codice etico dell'A.I.A., gli associati non possono esporsi mediaticamente..

"Sì, mi fa enorme piacere parlare con te di questo, vista che sai benissimo come funziona il regolamento etico dell'Associazione Italiana Arbitri. Ma non permetterci di poter parlare è secondo me un gravissimo errore. In questo modo si diventa bersagli facili dei tifosi. I tempi sono cambiati e il codice etico andrebbe revisionato in tal senso. Sono stato chiamato ad aprile da Alessandro Bonan di Sky Sport per parlare in modo pacato delle difficoltà degli arbitri".

Era una bella occasione per spazzare via un po' di stereotipi no?

"Si, ma per il Presidente non è mai il momento. Ripeto, siamo nel 2014 e certe cose, negli altri Paesi, sono cose normalissime. Nicchi forse pensa di proteggere i propri associati, ma così non si fa altro che facilitare satire e accuse, gli arbitri sono sempre più isolati. Pensavo di poter avere automaticamente l'autorizzazione. Una bella occasione così era da sfruttare per mettere a tacere le chiacchiere. Si dovrebbe sempre spiegare le proprie scelte, invece di consentire facili strumentalizzazioni".

Quindi, come sei arrivato a questa scelta? Eri un pò combattuto, sapendo di dover abbandonare il tuo ambiente e che in tal modo avresti violato il codice etico AIA?

"Si, conoscevo bene cosa avrebbe previsto il regolamento nel caso avessi accettato la proposta di Alessandro Bonan di parlare in trasmissione: gli associati possono intrattenere rapporti con il mondo dell’informazione, con giornalisti e operatori, dipendenti o collaboratori o iscritti ai diversi media, solo nei termini espressamente autorizzati dagli organi dell’Associazione e degli organi competenti, con riferimento al Regolamento AIA, previa autorizzazione dell'Organo Nazionale, presieduto da Marcello Nicchi. Ogni associato deve avere cura che le sue dichiarazioni, scritte o verbali, non debbano mai risultare di pregiudizio per la reputazione dell’Associazione, degli organi associativi e tecnici, di singoli altri iscritti: forse la preoccupazione del Presidente era questa. Oggi è facile travisare e l'impatto mediatico la fa da padrone, ma il potere della comunicazione, anche nel nostro ex ambito, dovrebbe essere un patrimonio condivisibile. Non ho dormito una notte, ma poi sono stato bene, perciò ho preso la scelta di andare in trasmissione a Sky, non prima di aver rilasciato le mie dimissioni, per essere in regola e non andare contro quelli che sono i principi del codice etico dell'Associazione".

Posso chiederti come vive un arbitro la vigilia di una partita importante?

"All'inizio la vivevo con un po’ di tensione, poi maturità ed esperienza ti aiutano ad affrontare le partite in maniera diversa, con più consapevolezza nelle tue potenzialità. E' chiaro che adesso siamo.. ehm cioè.. sono in sei, per cui è una squadra forte (anche se non faccio più parte di questa squadra), l'addictional assistent referee aiuta tantissimo".

A riguardo ci sono stati miglioramenti rispetto all'anno scorso..

"Si, decisamente i margini di errore si sono ridotti al minimo, l'anno scorso era la prima volta e si faceva un po’ di fatica, anche perchè si delega ad un collega, in zona buia, di decidere. La difficoltà iniziale dell'addizionale di entrare in sintonia con l'arbitro, abituato a decidere da solo o al massimo con l'assistente, è stata anche quella di dover fischiare a volte delle cose che non vedi. Su un calcio d'angolo, ad esempio, in posizionamento opposto all'arbitro addizionale, è capitata una partita dove diceva rigore: fischiare una cosa che tu non vedi, però, soprattutto se abituato a doverci mettere il naso sempre, non è facile. Fai fatica a fischiare una cosa che non vedi".

Quasi 100 partite in Serie A, ti sei dimesso perchè impossibilitato di parlare del suo mondo, quello arbitrale, far capire alla gente cosa c'è dietro una scelta in campo, dietro una grande intuizione o dietro un clamoroso errore. Descrivi un pò questo passaggio..

"Spero di portare qualcosa di positivo, far conoscere bene le sensazioni, l'adrenalina, la tensione degli arbitri, anche negli errori che si commettono e che magari si ingigantiscono, si evidenziano davanti le telecamere, da un calcio diverso, che è quello di casa. Non permettere agli arbitri di parlare è un grave errore, poichè in questo modo diventano quelli che per i tifosi sono in malafede e sono quelli da insultare. Bisogna uscire fuori da queste logiche. E si badi bene, non dico di parlare subito dopo la partita perchè sarebbe controproducente, ma penso dopo qualche giorno, come successo per esempio a Rocchi, anche se è passata qualche settimana nel suo caso. Dispiace che alcune sue dichiarazioni siano state strumentalizzate. Sicuramente il messaggio che si voleva dare era un altro, ma i media fanno un po’ sempre quello che vogliono. Fare silenzio comunque non aiuta, un arbitro dovrebbe spiegare i propri errori commessi, l'eziologia di essi, cosa li ha indotti a sbagliare in quel preciso istante e perchè un arbitro non vedrebbe una situazione nitida ai più,  invece di diventare bersaglio dei moviolisti..."

A chi o a cosa ti riferisci?

"In generale, senza fare nomi, dico che ci sono molti opinionisti, che prima erano dall'altra parte, che tante volte alla moviola usano frasi poco gradite per un arbitro, del tipo - “Come ha fatto a non fischiare? Non si può sbagliare così, è stato un errore incredibile” - Se fossi io l'opinionista alle moviole lo farei in modo costruttivo, cercando di capire piuttosto è in quel momento l'arbitro ha sbagliato, prendendo quella decisione piuttosto che un'altra. Tante volte è questione di prospettiva. A tal proposito, userei le telecamere in altro modo, un po’ come succede nel rugby, la punterei sull'arbitro. Farei vedere a tutti che cosa può vedere un arbitro e cosa no, in relazione alla sua posizione. Perché magari si trova a tre metri da un episodio, ma ha la prospettiva falsata. Tra un fischio e un non fischio, una partita può sicuramente cambiare. Perciò sarebbe meglio, agendo di psicologia e con l'aiuto delle immagini, capire il punto di vista dell'arbitro, il perchè abbia visto in un certo modo, invece di pensare subito che sia in malafede".

Da arbitro a opinionista Rai e Sky sino a diventare dirigente nell'Inter in qualità di addetto ai rapporti con i direttori di gara. Come ti senti adesso?

"Ho avuto una bellissima carriera arbitrale, anche se poteva essere più longeva. Non mi sento vecchio, però ci sono delle regole e vanno rispettate. Nel mio caso l'età anagrafica non conta. Il regolamento dice che se non sei diventato internazionale, dopo 10 anni in Serie A devi smettere. Sono entrato quindi a far parte della Commissione Disciplinare della Can D, prima di arrivare alla scelta di cui abbiamo parlato. Dal momento in cui sono andato in trasmissione a Sky, mi si sono aperte tante porte. Sono stato a parecchie trasmissioni di Sky e in occasione del Campionato del Mondo a Brasile 2014, sono stato opinionista per la Rai. Dalla prima volta che sono stato in trasmissione a Sky, è stato tutto un divenire. Adesso ho una nuova sfida, molto stimolante, in un ruolo del tutto nuovo e innovativo nell'Inter, che è quello di interagire con gli ex colleghi al fine di stemperare le polemiche, usando toni diplomatici, con la speranza che questo mio innesto possa servire e rendere meno burrascose le interazioni con la categoria arbitrale. Un ruolo che mi piace e mi entusiasma moltissimo".