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Ronaldo: “Con Thohir sarà  un’Inter che appassionerà . Il vero Ronaldo sono io…”

Francesco Parrone

Come pokerista non è un Fenomeno. Si arrangia, gli piace. «Ho cominciato in ritiro con l’Inter. Era il ’99, non c’era mai niente da fare. E poi Moriero voleva insegnarmi la briscola: troppo complicato». Testimonial del team Poker...

Come pokerista non è un Fenomeno. Si arrangia, gli piace. «Ho cominciato in ritiro con l’Inter. Era il ’99, non c’era mai niente da fare. E poi Moriero voleva insegnarmi la briscola: troppo complicato». Testimonial del team Poker Stars, Ronaldo ieri sera a San Remo ha sfidato alcuni dei migliori giocatori italiani. Dice che si diverte, ma il calcio è un’altra cosa.

Il calcio, e l’Inter. «Questa di Thohir non me l’aspettavo. Moratti ora ha meno potere, ma per fortuna rimane. Ha speso tantissimo, è giusto che si riprenda qualcosa. Per fare affari ci vuole un’altra testa, lui ha sempre avuto una passione folle, senza limiti. Sarà una nuova Inter, però continuerà ad appassionare la gente».

Quest’anno i nerazzuri sono partiti piano.«Mi piacerebbe vederli più su, in classifica. Siamo all’inizio, hanno tutto il tempo per riprendersi. E vincere il campionato. La cosa più strana è saperli fuori dall’Europa».

Mai pensato di proporsi a Thohir come tecnico?«Non fa per me. Ho giocato troppo. Sacrifici, routine, allenamenti e — soprattutto — ritiri: basta. Magari dirigente. Non voglio essere come quasi tutti i calciatori, che una volta smesso non sanno più che fare e in dieci anni si mangiano quello che hanno guadagnato. Le Federazioni dovrebbero rendere obbligatori dei corsi a fine carriera o anche prima: per fargli capire cos’è davvero la vita, lontano dal campo. Io sto imparando. Vivo a Londra, studio inglese, marketing, strategia di comunicazione. E lavoro con il comitato dei Mondiali brasiliani».

In Brasile la gente scende in piazza: denunciano che per organizzare Mondiali e Olimpiadi avete tolto i soldi alla scuola, alla sanità, alla sicurezza.«È un errore. In Brasile siamo stati abituati per troppo tempo a fare a meno dei servizi pubblici di base: ma l’investimento per queste manifestazioni porterà guadagni tre volte grandi. Abbiamo rimesso in ordine strade e aeroporti, il turismo sarà la grande risorsa futura. Ci vuole solo un po’ di pazienza».

Guai se i carioca perdono il titolo. «Siamo i favoriti. Un’altra ‘notte dei suicidi’ come nel ’50 dopo la sconfitta a Rio con l’Uruguay? Impossibile. Non riesco neanche a pensarci. Brasile, Germania e Spagna: è il mio podio. L’Italia non mi sembra ancora all’altezza, però è sempre una grande».

Il calcio italiano è in crisi.«Non si fa un bellissimo gioco. Per fortuna c’è equilibrio, così la gente si diverte: mi piace vedere davanti squadre di tradizione come Roma e Napoli. Sono felice anche che sia tornato Kakà, l’ho visto più sereno e abbastanza veloce: se continua così farà il Mondiale».

Però, quanto manca Ronaldo al calcio italiano. E non facciamo confusione con Cristiano. «Messi, CR7 e Neymar: dicono che siano loro, i miei eredi. Può darsi. Gli anni passano, ma per molti il vero Ronaldo sono ancora io, non Cristiano. Messi mi sembra più completo del madridista: sabato c’è il Clasico, io tifo Real. Neymar? Deve solo stare calmo, Messi gli toglie spazio e notorietà ma anche l’argentino all’inizio subiva la personalità di Ronaldinho. Forse sta sentendo la pressione per via del prezzo che ha pagato il Barcellona».

Se è per questo, Bale è costato cento milioni.«Assurdo. La gente non sa nemmeno cosa siano, cento milioni. Ma il giocatore va sotto pressione. Era successo anche a me, c’è un solo segreto: bisogna concentrarsi sul calcio, nient’altro. Il calcio».

Quanto le manca.«Moltissimo. L’atmosfera della domenica. E lo stipendio (ride). Va bene così, spendo meno. E ho più tempo per la mia famiglia, i miei quattro figli. Ronald ha 13 anni, è un buon attaccante. Gioca a calcio, nuota, fa teatro: fai con calma perché la vita è lunga, gli dico sempre».

Balotelli e il razzismo negli stadi d’Italia. «È lo stesso in tutto il mondo. Non è cambiato niente, da quando giocavo io. Anzi no: adesso almeno i calciatori protestano, lasciano il campo, danno l’esempio. E un calciatore può fare molto: la gente lo ascolta, invece quando un politico parla alla televisione si cambia canale. Ci vogliono leggi più dure: il razzista è un ignorante, va trattato come tale. Anche con la galera, se serve. Questo è il gioco più bello del mondo. E nessuno lo devo sporcare».