Impegnato a Milano per diversi eventi legati alla finale di Champions League e ai suoi sponsor, Ronaldo (il Fenomeno) si è preso la scena più volte, rilasciando alcune originali interviste a varie testate. Tra queste, “Rolling Stones”, che lo ha intercettato a margine della presentazione della nuova scarpa Nike Mercurial. Il primo modello così denominato fu creato proprio per lui, nel 1998, quando vestiva la maglia dell’Inter. Ieri, a Milano, ha invece presentato la nuova idea che il suo omonimo, Cristiano Ronaldo, vestirà nella finale di questa sera.
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Ronaldo: “Ecco perchè sono stato amato. Dalle cadute mi sono rialzato grazie a…”
A margine della presentazione delle nuove Nike Mercurial, il cui primo modello fu creato solo per lui ai tempi dell'Inter, nel 1998, Ronaldo (il Fenomeno) ha concesso un'intervista a Rolling Stone
Questa l’intervista di Rolling Stones.
Sei stato uno che ha fatto della velocità il suo marchio di fabbrica. È qualcosa che ti sei sempre portato dietro?
Beh, in Brasile il calcio è più lento, anche l’erba dei campi era diversa. Quando sono arrivato in Europa ho iniziato a vivere la forza del calcio europeo. Ho dovuto adattarmi in fretta, è andata bene però. Sono sempre andato nei posti giusti e nei momenti giusti.
Quindi ti allenavi in modo diverso anche?
Adesso, da dieci, dodici anni, nel calcio ci si allena bene. Ma i miei primi dieci anni da professionista ci allenavamo in maniera collettiva, non individuale. Pensa che spesso dovevo correre con Cafu ma le nostre velocità erano diverse: lui è sempre stato forte nelle distanze lunghe, io nelle corte. Per fortuna ora i preparatori sono molto più individuali, cercano di migliorare le singole caratteristiche dei giocatori.
Hai parlato dei diversi luoghi in cui hai giocato e dovunque sei sempre stato il più amato di tutti. Come hai fatto?
Sicuramente è stata la passione che ho messo nel gioco, ma credo sia stato anche comportarmi da persona normale. Alla gente piace vedere che sono come tutti, sbaglio, commetto degli errori, cado e mi rialzo. Le persone si identificano.
Soprattutto a Milano, hai unito due tifoserie…
È sempre bellissima l’accoglienza qui, devo ringraziare tutti i tifosi.
Hai parlato delle volte in cui sei caduto. Cosa ti ha aiutato a rialzarti?
L’amore per il calcio. Non ho altre parole per descrivere la forza che ho trovato per riprendere a giocare. La prima volta che il mio ginocchio ha ceduto non c’era neanche uno storico di questa lesione. Sono riuscito a tornare solo perché volevo farlo.
(RollingStone, foto da rollingstone.it)
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