Intervistato dal Corriere dello Sport, l'ex bomber Paolo Rossi ha parlato degli attaccanti di Inter, Juve e Lazio e in particolare di Romelu Luaku:
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Rossi: “Lukaku mi ha sorpreso più di tutti, è il faro dell’Inter. Un aspetto mi ricorda Messi”
L'ex attaccante ha parlato del centravanti dell'Inter esaltandolo per il lavoro svolto sia in termini di gol che di aiuto per la squadra
Rossi, chi l’ha stupita di più? L’eterno giovane Cristiano Ronaldo, Immobile che segna un gol ogni tre tiri o Lukaku per come sta marcando una differenza al suo primo anno italiano?
«Cristiano è il meno sorprendente, semplicemente perché ci ha abituato così. A 35 anni (li compie domani, ndc) ha medie realizzative spaventose. Immobile sta viaggiando a ritmi incredibili, è un giocatore che ha raggiunto la definitiva maturità, mi chiedo: dove può arrivare se continua a segnare così? Oltre i 40 gol? Certo, è una possibilità, dipende anche da come lo sosterrà la Lazio. Ma per rispondere alla domanda dico Lukaku. E’ lui che mi ha sorpreso più di tutti. Non dimentichiamo che è qui da qualche mese ed è già padrone dell’Inter. E’ il faro della squadra, il riferimento per i compagni. Lukaku impressiona perché si è calato subito nel contesto e per la continuità di rendimento, non solo per i gol».
Forse solo Conte ci credeva così tanto.
«Di sicuro l’ha voluto lui e sapeva cosa poteva dargli, ma credo che le prestazioni di Lukaku abbiano sorpreso anche Conte. Sa cosa mi piace di Lukaku?».
Prego.
«Gioca per la squadra. Certo, ha già fatto 16 gol, tra l’altro pesanti; ma la differenza la fa per come aiuta i compagni, per come si mette a disposizione. Cerca l’uno-due, protegge il pallone, lo difende, aspetta l’arrivo del compagno. L’ho visto a Udine: se gli vai addosso ti fai male».
Altri tempi rispetto ai suoi: l’evoluzione della specie ha trasformato anche i calciatori, ora sono tutti possenti, imponenti, fisicamente arroganti.
«Noi avevamo fisici diversi, più normali, simili a quelli della gente comune. Ora la fisicità di questi calciatori è dominante».
Tornando a Lukaku: non si lamenta mai e non simula. E’ anomalo anche in questo rispetto a molti colleghi, non trova?
«Ha ragione, dà l’idea di una dirittura morale. Le prende e le dà, senza star lì a lamentarsi. In questo ricorda il calcio di una volta. Credo abbia davvero un bel carattere, almeno è questo che traspare. In questo aspetto mi ricorda Messi: non l’ho mai visto lamentarsi. Mai. E pensa alle botte che prende Messi».
Questo è l’anno della definitiva consacrazione di Lautaro.
«Ha un istinto naturale per il gol e una forza nelle gambe che fa la differenza. Lui e Lukaku hanno una qualità che li distingue, il coraggio; e rispecchiano le coppie di una volta. Enzo Bearzot diceva che uno lì davanti doveva essere sgusciante e rapido e l’altro forte di testa: lo eravamo io e Bettega in Argentina nel 1978, io e Graziani al Mondiale di Spagna ’82».
Lei con quale di questi attaccanti si sarebbe trovato meglio?
«Credo con Lukaku, perché è il meno egoista, partecipa di più al gioco. Con uno come lui mi sarei divertito molto».
Chiudiamo con la pole scudetto. Prego.
«Juventus e Inter fino in fondo, con la Lazio appena staccata. Con il mercato che ha fatto, l’Inter si è avvicinata; ma la Juve sta ancora un po’ più avanti, però ora sente il fiato sul collo dei nerazzurri».
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