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Paolo Rossi: “La salute al primo posto, ma i campionati vanno finiti. Preoccupato per molti club…”

Alessandro De Felice

L'ex calciatore è stato intervistato dal Corriere della Sera

'Pablito' parla al Corriere della Sera. Paolo Rossi, eroe del Mondiale di Spagna 1982, ha rilasciato un'intervista al quotidiano per parlare dei temi attuali legati al mondo del calcio con l'emergenza Coronavirusin primo piano: "I gol sono belli sempre, d’estate o d’inverno. È vero che gli italiani a luglio e agosto pensano al mare e al calcio mercato. Ma dopo questa lunga astinenza, quando ripartiremo ci sarà ancora più passione. Con un vero rammarico. Quale? Le porte chiuse. Senza l’affetto della gente sarà un’altra cosa. Però non si può fare diversamente".

Si potrebbe aspettare.

"Chi è chiamato a decidere avrà riflettuto bene sul da farsi. Non bisogna rischiare niente, la salute viene prima di tutto. Però i campionati vanno finiti".

Il 4 maggio le squadre dovrebbero cominciare gli allenamenti: non è presto?

"Certezze non ce ne sono. Siamo in balìa del virus e in questo momento ogni previsione rischia di essere azzardata o, peggio ancora, sbagliata. Se il calcio riparte, significa che stiamo tornando alla vita vera. Soprattutto che i sacrifici della gente chiusa in casa hanno portato dei benefici".

Sarebbe un segnale di speranza?

"Sì, ma non bisogna fraintendere. Ci dovremo adeguare a una nuova normalità. In attesa del vaccino niente sarà come prima. Mascherine, guanti, lunghe code davanti ai negozi come nella Russia degli anni '80. E stadi a porte chiuse. Sono tristi, però è l'unica soluzione".

E il campionato come se lo aspetta?

"Non azzardo pronostici. Tre mesi o quattro senza partite potrebbero cambiare le gerarchie. Non i valori, che restano. Ma tanti fattori potrebbero incidere e condizionare la ripresa".

Per esempio?

"Banalmente la nuova preparazione. Oppure l'adattamento a giocare nel silenzio: qualche squadra riuscirà a trovare la concentrazione giusta, qualche altra farà più fatica".

Non c’è troppa fretta di ripartire?

"Spesso e volentieri è un problema di soldi. Sono nel consiglio del Vicenza, che ha una società solida e ambiziosa, ma in questo momento senza entrate di nessun genere ci siamo resi conto di quanto sia difficile tirare avanti. La A, alla fine, credo possa ripartite. La C farà molta più fatica".

È preoccupato per il futuro del calcio?

"Sono preoccupato per il destino di molti club delle serie minori. E non dimenticatevi che non ci sono solo i giocatori ma anche semplici dipendenti come in un’azienda qualunque. Il governo dovrà fare la sua parte".