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Ruggeri: “Chi è il presidente dell’Inter? Boh. Invidio la Juve con la famiglia Agnelli”

Andrea Della Sala

Il cantante e grande tifoso dell'Inter Enrico Ruggeri ha parlato della sua passione per i colori nerazzurri, ma anche della proprietà

Intervistato da Sportweek, il cantante e grande tifoso dell'Inter Enrico Ruggeri ha parlato della sua passione per i colori nerazzurri, ma anche della proprietà:

Quando nasce il suo tifo per l'Inter?

"Da bambino. Il mio papà era interista, ma di quelli tiepidi. Neanche andava allo stadio. In quegli anni c'erano due grandi squadre: l'Inter di Herrera e il Milan di Rocco e io mi sono avvicinato ai nerazzurri".

L'idolo da bambino?

"Mazzola. Ma erano gli Anni 60, quelli della Grande Inter, quelli della formazione manda­ta a memoria: Sarti, Burgnich, Facchetti...Giocatori irripetibi­li, e non erano rose da ventotto giocatori come oggi, ma da tre­dici o quattordici al massimo".

L'idolo di oggi?

"Devo citarne almeno due: Lukaku, uomo-squadra, una sorpresa in questo senso per il cuore che ci ha messo. Poi Ba­rella, che è un predestinato. È veloce, contrasta, tira da fuori, insomma canta e porta la croce: ha un futuro da numero uno".

La preoccupa l'inter senza Conte oppure ha fiducia in Simone Inzaghi?

"Mi preoccupano i motivi che hanno spinto Conte ad andare via. Temo che si sia reso conto che non c'erano i mezzi per svi­luppare il progetto Inter. Temo che lui abbia chiesto questo e quello per fare la Champions e che si sia sentito rispondere: non soltanto non possiamo dar­ti quello che vuoi, ma dobbiamo pure vendere qualcuno».

A proposito di progetti e proprietà: il fatto che Inter e Milan siano in mano a un'azienda e a un fondo stranieri è un segno del declino dell'economia italiana?

"È una cosa tristissima. Quando ero ragazzino il presidente dell'Inter era Ivanoe Fraizzoli. Aveva un bellissimo negozio in via De Amicis, a Mjlano, in cui vendeva uniformi militari, abi­ti talari, cose così. Noi ragazzi ci affacciavamo alle vetrine e vedevamo proprio lui, Fraizzo­li, alla cassa. Lì, alla portata di tutti, non solo metaforicamente. Un altro di questa pasta era Ernesto Pellegrini, al quale pro­prio Fraizzoli vendette in lacri­me il club dicendo: "Il calcio è cambiato". Oggi chi è il padrone dell'Inter? Boh. Un ragazzo ci­nese che risponde a una holding, che risponde a sua volta a un'al­tra? Quando ho visto che il der­by veniva trasmesso alle 12.30 per mandarlo in diretta in Cina, coi nomi dei giocatori sulle ma­glie scritti in cinese, ho capito che si era chiusa un'epoca. Lo dico a denti stretti: invidio la Juve, che negli Agnelli conser­va una famiglia italiana di rife­rimento, come Moratti e Berlu­sconi erano per Inter e Milan".