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Karl-Heinz Rummenigge, ex Inter ed attuale CEO del Bayern Monaco, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport circa l'emergenza Coronavirusche sta condizionando anche il calcio in Germania:
"Penso che il calcio sia importante, ma la salute molto di più. Quindi tutti dobbiamo essere disciplinati e tranquilli per aspettare il giorno in cui la politica ci dirà di ricominciare".
FINE CAMPIONATO - "Sono ottimista sul fatto che la stagione debba essere finita. Per due motivi: il primo riguarda il lato sportivo, perché vanno definite le classifiche. Siamo alla 26a giornata, ne mancano 9, vanno decisi i verdetti: scudetto, qualificazioni europee, retrocessioni e promozioni. Poi c’è il lato più importante che è l’aspetto economico. Tutti quanti in Europa scontiamo il fatto che l’incasso è proprio zero. Abbiamo delle spese alte, soprattutto per il salario dei giocatori. Spero che si finiscano e che si debbano finire tutte le competizioni. Da voi la Serie A, la Coppa. E poi anche la Champions. Pur se al 100% senza spettatori. Una condizione che da noi non si discute neanche".
COPPE - "La base per tutti è sempre il campionato nazionale. Ma sono ottimista perché quando si potrà finire il campionato, dopo si potrà concludere anche la Champions, perché ho visto che stanno lavorando tutti a un calendario improvvisato, perché non sappiamo ancora quando si potrà o si dovrà ricominciare. Ma una volta ripartiti si dovrebbe finire tutto".
SITUAZIONE IN GERMANIA - "In Germania abbiamo una situazione non dico controllata, perché ogni giorno i casi aumentano, però forse controllata un po’ meglio sin dall’inizio. Per due settimane i nostri giocatori hanno fatto cyber-training, perché avevamo il piccolo vantaggio di avere un ufficio a Shanghai. Quindi sapevamo già prima cosa ci aspettava in Europa, ci siamo organizzati per quello che purtroppo è avvenuto. Abbiamo preparato in anticipo, con l’allenatore e i medici, quelle sedute a casa ma in collegamento video. Poi da lunedì scorso si può fare allenamento sul campo a piccoli gruppi. Noi li dividiamo in quattro, i giocatori vengono già cambiati da casa, ciascuno da solo, poi vanno in campo anche se non è un allenamento normale. Un po’ fisico e tecnico, ma tatticamente c’è poco o niente, però almeno fanno qualcosa. Poi dopo l’allenamento i giocatori tornano a casa a fare la doccia. Rispettando le regole della politica. Per quando arriva il giorno X devono essere abbastanza preparati, perché lo dice la loro professione".
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